Giardino della Villa Medicea di Castello: 6 curiosità da sapere

Avete voglia di scoprire con noi uno dei giardini più belli d’Europa?

Oggi vi portiamo al Giardino della Villa Medicea di Castello nei pressi di Firenze e qui ci sono le curiosità che abbiamo scoperto nel corso della visita guidata:

 1. è uno dei giardini più belli d’Europa

Fu creato, nella prima metà del ‘500 per volontà di Cosimo I e rappresenta uno dei primi esempi di giardino all’italiana. Posto verso la facciata tergale su tre terrazze degradanti, il giardino è caratterizzato da un disegno con 16 aiuole quadrate, al cui centro si trova una bella vasca su gradini.

Ai boys sono piaciute tutte le statue e la grande Fontana di Ercole e Anteo al centro, che all’epoca dovevano rappresentare il potere mediceo. Si sono sbizzarriti a scattare foto più svariate (al momento siamo appassionati del programma Master of Photography) utilizzando le statue più buffe con le angolature più strane.

Villa medicea di Castello (FI)

2. ha una vasta collezione di agrumi

Un’altra curiosità del giardino della Villa medicea di Castello è l’eccezionale collezione di agrumi, costituita da circa cinquecento piante d’importanza storico-botanica unica al mondo discendenti dalle antiche varietà medicee con esemplari di oltre trecento anni di vita. Le piante sono rigorosamente curate secondo le antiche tecniche di coltivazione, esposte all’aperto da aprile a ottobre e ricoverate nel periodo invernale nelle due storiche limonaie.

Oltre a queste preziose piante, nelle aiuole, ricostruite sugli schemi dell’epoca, si coltiva una varietà infinita di aromatiche ed erbacee perenni: collezioni di timo, lavanda, salvia, menta, artemisia, aglio, oltre a molte piante tipiche delle tradizioni antiche, come la saponaria e l’erba della Madonna, curativa per ferite e scottature. Nella piccola fontana, all’ingresso, spiccano le ninfee; tra le piante da fiore, molte rose classiche e inglesi, oltre a varietà antiche, come la rosa alba e la damascena.

Noi non sappiamo riconoscere neppure una pianta. Per noi sono tutte belle, colorate e ordinate!

Curiosità: durante la seconda guerra mondiale le limonaie servirono come rifugio dai bombardamenti.

Consiglio: Se riuscite a venire nel periodo compreso fra metà febbraio e metà aprile, si può assistere a un vero spettacolo della natura: narcisi, anemoni, fritillarie, muscari, iris nani, tulipani, crochi esplodono in mille colori e forme diverse, donando delicate emozioni!

3. ha un giardino aromatico

Un altro angolo restituito a nuova vita, è uno dei due giardini segreti, precisamente quello seicentesco, voluto da Cosimo III, grande appassionato di botanica. Questo giardino delle erbe officinali è un vero gioiello con la Stufa dei mugherini, che accoglie il raro gelsomino doppio indiano di Goa detto “mugherino”, che dà il nome alla serra del cosiddetto “ortaccio” o Giardino segreto.

4. c’è una grotta degli animali

La curiosità della Villa medicea di Castello che è piaciuta più ai bambini è stata proprio la grotta degli animali.Eravamo curiosi di vedere quali animali ci fossero. La grotta è splendida: costituita da due camere dove sono presenti tre bellissime vasche: una in marmo bianco, una in marmo rosso e l’ultima di marmo bianco con conchiglie scolpite, tutte arricchite da statue di animali e pesci di grande fascino. Giraffe, leoni, lupi, pecore, cerbiatti sono facilmente riconoscibili tra le statue che popolano la grotta.

Spettacolari giochi d’acqua sono creati da una serie di zampilli posti sul pavimento della grotta, alimentati da un complesso sistema idraulico. Presenta due stanze dalle pareti ricche di mosaici policromi, aggregazioni calcaree e conchiglie.

 

5. Botticelli dipinse qui

Pare che nella Villa medicea di Castello, Botticelli dipinse “La Primavera” e “La nascita di Venere”, testimonianza della sua ispirazione e del suo amore per i fiori e i giardini della Toscana, Analizzando, infatti, questi famosi dipinti, sono riusciti a identificare le specie di fiori presenti proprio nei prati di questa villa medicea. Incredibile!

6. c’è la fontana del Gennaio

L’ultima curiosità sulla Villa medicea di Castello riguarda la parte superiore del giardino, dove incontriamo un ampio bosco all’interno del quale è stato collocato il bacino della Fontana del Gennaio o dell’Appennino di Bartolomeo Ammannati. Il nome deriva dalla statua al centro di questo laghetto che è di una bellezza inquietante, rappresentando un vecchio che tenta di ripararsi dal freddo con le braccia.

Ci ha fatto tenerezza vedere questo gigante di bronzo rannicchiato su uno scoglio, con gli occhi smarriti nel vuoto, che sembra essersi perso in un fitto bosco di querce e lecci e che tenta di proteggersi, tentando invano di trovare riparo e calore fra le proprie braccia. Avevamo voglia di coprirlo con una coperta! Nella fontana ci sono anche tanti pesci rossi che i boys si siamo divertiti a contare.

Fontana del Gennaio

Curiosità: se vi è piaciuto questo gigante, dovete per forza andare a vedere il Colosso dell’Appennino, alto 14 metri e con la parte bassa occupata da una grotta. Si trova nel parco della Villa Medicea di Pratolino.

Il giardino di Castello è un museo a cielo aperto, dove rigenerare mente e corpo nella pace e nel silenzio di un luogo splendido. Assolutamente da visitare!

E voi avete visitato altre ville medicee con giardini fantastici?

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A presto,

Francesca

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Davanti a un prato apriti alla chiarezza, abbraccia la semplicità, cancella l’egoismo. Vedi tutto come se fosse il seme di qualcosa. (Fabrizio Caramagna)

Visita alle Saline Royale con bambini

Questa volta abbiamo scelto la Francia e più precisamente l’Alsazia. L’idea di trascorre un pò di tempo passeggiando tra le case a graticcio, sorseggiando buon vino e ammirando i paesaggi meravigliosi ci ha entusiasmato parecchio.

E come ogni volta che ci mettiamo in viaggio, durante il tragitto per l’Alsazia, abbiamo trovato delle indicazioni stradali che abbiamo voluto seguire, deviando verso Besancon in Francia per visitare le splendide Saline Royale d’Arc et Senans.  Eravamo troppo curiosi di vedere come un sito di architettura industriale, considerato uno dei più importanti d’Europa, fosse Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

Le Saline Royale di Besancon

Appena arrivati, abbiamo trovato un complesso enorme!  La salina è un perfetto arco circolare, e appena entrati in questo spazio, ci rendiamo conto delle dimensioni e della maestosità del luogo. Fu progettata da Claude-Nicolas Ledoux, su ordine del re di Francia, Luigi XV, per consentire un’organizzazione razionale e gerarchica del lavoro. La Saline Royale funzionava, infatti, come una fabbrica integrata, dove viveva quasi tutta la comunità del lavoro, costruita a forma di arco circolare, riparava luoghi di residenza e produzione, cioè 11 edifici in tutto: la casa del direttore, le stalle, Sali Oriente e Occidente, Impiegati dell’Est e dell’Ovest, Bernieri orientali e occidentali, Cooperazione, Guardie e Maniscalchi.

Di fronte alla porta c’è la casa del direttore. Imponente con le sue colonne di fronte e il suo frontone, sembra un tempio greco. Ospitava gli appartamenti e l’ufficio del direttore, ma anche la cappella e le riserve di legno e cibo. Claude Ledoux aveva disegnato la casa del direttore a forma di croce con un portico, composto di sei colonne doriche chiamate” boss ” e sormontato da un frontone triangolare traforato con un oculo simbolo di conoscenza e sorveglianza. Che edificio strano!

Al piano terra c’erano una sala riunioni e uffici per l’amministrazione, la giustizia e la banca. Ciascuna delle due ali del primo piano era riservata agli appartamenti del Direttore e del Contadino Generale quando era in viaggio e soggiornava a La Saline. Oggi, la casa del direttore ospita mostre permanenti e sale per seminari.

Abbiamo visto anche il museo di Claude Ledoux che presenta nella sua ala destra, i modelli degli edifici realizzati durante la vita dell’architetto e nell’ala sinistra, i modelli, i bozzetti e i disegni dei progetti.

C’è anche il Museo del Sale che presenta tutti gli aspetti del sale e la sua storia in tutto il mondo. Una delle stanze presenta un edificio salino ora distrutto.

La fortuna ha voluto che in quel momento nei giardini delle Saline ci fosse la mostra Panorama 2100, realizzata dall’architetto utopista Luc Schuiten che all’interno dei giardini delle saline ha immaginando il futuro del pianeta tra 100 anni creando una città vegetale di varie forme dove l’ambiente e la natura sono diventati modelli da seguire e riprodurre.

La città vegetale alla Saline Royale

 

Sembrava di essere in una fiaba! Abbiamo visto una cupola vivente di nome Kerterre, rispettando il principio di eco-costruzione, un nido di legno galleggiante o addirittura una città con la forma del fior di loto. L’intento dell’architetto belga era di trarre ispirazione dal vivere in costruzioni umane promuovendo lo sviluppo sostenibile attraverso l’uso ottimizzato delle risorse della vita.

Abbiamo corso lungo i sentieri tra una casa “strana” e l’altra nonostante la forte pioggia. I boys ci chiedevano il motivo delle forme particolari. Noi ci siamo divertiti a spiegare che questo era il progetto di una città botanica.

Per capire meglio il progetto di Luc Schuiten era stata allestita una mostra, dove erano esposti i disegni e i modelli dei suoi progetti, i giardini verticali, le macchine volanti a forma di uccelli. Bisogna vivere in costruzioni più umane, affidandosi alla natura per migliorare i nostri modi di vivere. Ci è piaciuto molto il messaggio che ha voluto trasmettere.

Appena usciti dalla salina i boys però ci hanno chiesto di utilizzare una macchina volante a forma di uccello! Al momento la vedo dura. Vediamo in futuro!

E voi avete mai visto delle mostre strane con un messaggio preciso per il visitatore?

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A presto,

Francesca

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Al Mulino Bianco con i bambini

Se anche voi come me eravate innamorati di tutte le sorprese nelle merendine del Mulino Bianco negli anni 80 e 90 dovete per forza venire con me all’agriturismo che divenne il famoso Mulino Bianco dal 1990 al  1995.

Se anche voi come me avete vissuto il tormentone: “ Se ho un desiderio? Mi piacerebbe vivere in una casa nel verde” ripetuto nel famoso spot della Barilla, prima dal babbo che faceva il giornalista, dai bambini Andrea e Linda, poi dal nonno che non riusciva ad attraversare la strada per il traffico e infine dalla mamma che faceva l’insegnante, dovete assolutamente continuare a leggere.

Il casolare che divenne il Mulino Bianco si trova in Toscana ed io ho voluto portare i miei bambini. Si trova in provincia di Siena nel comune di Chiusdino e oggi si chiama Mulino delle Pile, un edificio costruito nei primi anni del 1200 per la macinatura del grano e la sodatura dei panni (una sorta d’infeltrimento che dava alle stoffe maggiore consistenza) e che deriva il suo nome da recipienti di pietra, denominati “pile”.

Mulino Bianco a Chiusdino (SI)

Che bello arrivare lì. I boys non potevano capire!

Cosa ne sanno loro del tegolino, delle gommine che riproducevano merendine in miniatura, della radio sveglia, del fornetto scaldabriosche e di tutte le altre sorpresine con il logo del Mulino? Che nostalgia!

Appena si arriva all’Agriturismo, pensiamo subito: è davvero il Mulino Bianco! Quello dove il mattino si riuniva tutta la famiglia felice per fare colazione insieme con tante cose buone e genuine.

Siamo riusciti a visitarlo anche dentro. Il mulino è bellissimo e tenuto veramente bene, grazie alle opere di restauro realizzate con i proventi del fortunato spot. La torre è antichissima ed è una meraviglia. Ci ha sicuramente colpito la stanzetta, dove Tornatore girò la prima pubblicità. La proprietaria ci ha spiegato che la Barilla aveva l’esigenza di trovare un mulino vero per il marchio del Mulino Bianco inventato nel 1977.

Fu così trovato quel casolare in mezzo al verde che era in pessime condizioni, non era bianco e non aveva la ruota. Fu allora ricoperto di cartongesso per farlo diventare bianco. E dal 1990 al 1995 è diventato il Mulino Bianco con la famiglia felice a mangiare tutte le prelibatezze.

Dal 2000 è diventato un Agriturismo e noi siamo venuti a pernottare per vedere quei bellissimi prati verdi che spaziano per 12 ettari, le anatre che gironzolano intorno all’edificio (come all’inizio del famoso spot!) e il fiume che percorre tutto l’agriturismo. L’attrazione principale è la grande ruota che gira ancora, con tutte le papere che nuotano sotto. C’è anche una piscina molto carina, dove poter fare il bagno e rinfrescarsi.

Venire qua è veramente un ritorno alla natura. Abbiamo staccato dal mondo esterno per rilassarsi e per respirare un po’ quel messaggio rassicurante che la Barilla aveva voluto trasmetter negli anni ’90 usando quella campagna, tutto quel verde, il mangiar sano, la famiglia unita e felice e il mulino bianco e candido.

Aggiornamento 2021: l’ex Mulino Bianco non è più un agriturismo. Il casolare è in vendita

E voi avete visitato posti che sono stati set di film o spot? Fatemi sapere perchè sono curiosa!

A presto,

Francesca

 

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(Voltaire)

 

5 scuse per non viaggiare con bambini

Mi è sempre piaciuto viaggiare. Prima dei boys con il mio omone abbiamo girato parecchio con il nostro zaino in spalla.

Dopo i boys abbiamo fatto fatica a ripartire, ma adesso siamo prontissimi per tornare a curiosare ovunque. In questi anni di mancati viaggi o piccole fughe in giro per l’Italia ho riflettuto a lungo e sono arrivata alla conclusione che siamo noi a trovare scuse per non viaggiare con i nostri bambini.

Coinvolgere i bambini nella programmazione

  1. i bambini non si ricordano i viaggi

Spesso ci convinciamo che è meglio viaggiare quando i bambini sono più grandi e possono ricordare l’esperienza del viaggio. Ma a essere onesti anch’io, come molti adulti, non ricordo i dettagli del mio ultimo viaggio, ma ricordo l’esperienza nel suo complesso, le persone incontrate e le esperienze vissute. Per tutte le informazioni pratiche su dove abbiamo dormito, quanto abbiamo speso guardo il mio diario di viaggio. E anche i bambini ricorderanno l’esperienza nel suo complesso, le cose buffe viste o fatte. Non importa ricordare i dettagli, ma cosa il viaggio ha lasciato a loro.

I nostri boys non si ricordano cosa hanno mangiato due giorni fa, ma continuano a ricordare il viaggio in treno a Vienna e di quanto si sono divertiti nella nostra cuccetta.

Sono sicura che in ogni viaggio fatto, corto o lungo che sia, a loro ha trasmesso qualcosa che forse al momento non è ancora emersa. Con il tempo ci renderemo conto che invece le emozioni hanno lasciato una traccia.

Non dimentichiamo inoltre le sensazioni che io e mio marito abbiamo con loro durante i nostri viaggi. Per noi sono momenti unici di cui parliamo spesso e volentieri.

2. viaggiare con bambini è troppo costoso

Sì e no. Dipende dalla meta scelta, dal periodo e da quanti giorni vogliamo stare fuori. Ci sono però una serie di accortezze low cost che possiamo seguire:

dobbiamo prenotare in anticipo. Se possiamo viaggiare solo durante le loro vacanze scolastiche, sappiamo ogni anno le date precise. Nel mio caso, noi possiamo fare le ferie lunghe solo ad agosto, che è il mese più caro di tutto l’anno. Verso settembre dell’anno prima, quindi con un anticipo di 10-11 mesi prenotiamo i voli. Questo ci consente di risparmiare parecchio poiché siamo quattro.

tipo di viaggio. Cerchiamo di organizzarlo in autonomia senza rivolgersi alle agenzie di viaggio, che ovviamente hanno il loro ricarico. Una volta scelta la meta, iniziamo a cercare strutture semplici tipo b&b o guest house o campeggi. Se ci iscriviamo ai gruppi su facebook di famiglie che viaggiano con bambini, possiamo chiedere consigli per mete al mare, in montagna, in Europa, extra Europa. Lo trovo un canale molto utile che io uso spesso per raccogliere informazioni sulle strutture low cost per il pernottamento che poi contatto direttamente. Se decidiamo all’ultimo momento, proviamo a contattare le agenzie locali che sono molto più economiche dei nostri maggiori portali di prenotazione viaggi.

ottenere sconti. Ricordiamo a chiunque che viaggiamo con bambini. Aerei, treni, navi e bus hanno tariffe agevolate.

A breve scriverò un post su come risparmiare per riuscire a viaggiare di più con i nostri figli. Stay tuned!

  1. inizieremo a viaggiare quando i bambini saranno più grandi

Quanto grandi? Che età dovrebbero avere? Più piccoli sono i bambini, meno problemi avremo con il calendario scolastico. Con i bambini in età scolare siamo un po’ vincolati dalle loro vacanze ma ci sono un sacco di mete che possiamo visitare in tre/quattro giorni. C’è un’infinita possibilità di viaggi per bambini di ogni età. Continuare a rimandare significa arrivare a 80 anni e non aver fatto niente.

Questa è solo una scusa che ci vogliamo raccontare. Forse se rimandiamo sempre, è perché non siamo realmente motivati a viaggiare. Questione di scelte! Noi crediamo invece che i nostri figli debbano vedere più possibile: nuovi paesi, nuove culture, nuove lingue, nuovi cibi. Il viaggio ci apre a nuovi orizzonti. Che cosa aspettiamo? Partiamo. Il mondo aspetta di essere scoperto!

Le nostre valigie erano di nuovo ammucchiate sul marciapiede; avevamo molta strada da fare. Ma non importava, la strada è la vita. (Jack Kerouac)

  1. viaggiare con i bambini è complicato

Non è vero. Per prima cosa preparare un itinerario che sia adatto a tutta la famiglia con ritmi lenti e flessibili. Cerchiamo di coinvolgere i nostri figli spiegando cosa andiamo a vedere, cosa portare e cosa vorrebbero visitare. Compriamo anche dei libri che riguardano la nostra prossima meta. Li dobbiamo incuriosire!

Ma soprattutto dobbiamo individuare posti, dove ci siano cose interessanti per bambini: museo di storia naturale, museo del treno, animali, burattini, laghi, fiumi, castelli (magari con il fantasma!), cose buffe da fare/vedere, piscine. Alternare musei a svago e divertimento.

A noi piace mangiare tanto e spesso per cui nel nostro zaino abbiamo sempre gran rifornimento di cibo per qualsiasi languorino di grandi e piccini! Viaggiare con i bambini non è complicato se usiamo accortezze e seguiamo i loro ritmi. Facciamo tutto con lentezza rispettando i loro tempi. Loro si adattano alle nuove situazioni meglio di noi.

5. viaggiare con i bambini in aereo è un incubo

Non è vero! I bambini in aereo si comportano meglio di molti adulti. Se il viaggio è lungo, cerchiamo di prenotare un volo notturno. Se non fosse possibile, portiamo tanti giochi: carte, mini giochi da viaggio (battaglia navale, forza4, scarabeo etc.), fogli e pennarelli, libri e tanti spuntini. In molti aerei ci sono anche i tablet personali, dove ognuno può scegliere tra una varietà di giochi e film.

Nel nostro recente viaggio in Yucatan il volo è durato 12 ore e devo dire che i boys sono stati bravissimi. Inoltre, stando tante ore su un aereo i bambini imparano cosa vuol dire avere pazienza e aspettare. Noi prepariamo anche un diario di viaggio con giochi e curiosità che li tiene impegnati per molte ore.

Bambini in aereo

Viaggiare ci arricchisce: conoscere persone nuove, ascoltare nuove lingue, assaggiare nuovi cibi, dormire in posti diversi sono tutte esperienze che faranno crescere i nostri figli con la voglia di scoprire e sperimentare.

E voi cosa aspettate? Non dobbiamo iniziare con un safari di un mese in Botswana. Portate i vostri figli a fare una passeggiata sulle colline vicino a casa oppure dormendo una notte fuori vicino a qualcosa d’interessante da vedere oppure prenotate il volo più economico che trovate che duri 1 o 2 ore.

Basta iniziare! Se avete bisogno d’idee o di consigli per qualche destinazione, scrivetemi e vi rispondo molto volentieri!

Grazie per aver letto fin qui!

A presto,

Francesca

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“Tra vent’anni sarai più dispiaciuto per le cose che non hai fatto che per quelle che hai fatto. Quindi sciogli gli ormeggi, naviga lontano dal porto sicuro. Cattura i venti dell’opportunità nelle tue vele. Esplora. Sogna. Scopri.” (Mark Twain)

 

 

 

 

 

Visita a Chichén-Itzà: grazie Maya!

E poi arrivo davanti a lui e mi sono di nuovo emozionata. Questo è l’effetto de El Castillo di Chichén Itzà su di me. E queste sono le mie emozioni. In questo post non ci saranno informazioni pratiche su come raggiungere Chichén Itzà, il prezzo del biglietto o il pernottamento più vicino. Questo post è la fotografia del mio stato d’animo di fronte a tanta bellezza. Appena rientrata in queste rovine che mi avevano già affascinato la prima volta ho subito ripensato alla grandezza di questa civiltà! Chichén Itzà è una delle sette meraviglie del mondo ed è l’area archeologia più visitata di tutta l’America centrale.

Chichen Itza

Nonostante fosse aprile, il sito era come sempre pieno di turisti ed io mi sono allontanata da tutto e tutti e mi sono messa in contemplazione e ho ringraziato i miei amici Maya per questa splendida opera. Nel 2003 ero forse troppo spensierata perché capire la grande opera d’ingegneria costruita dai Maya. Ancora la piramide si poteva scalare e ricordo ogni fatica salendo tutti quegli scalini! Questa volta è stato diverso. Mi sono messa a osservare e riflettere.

Come hanno fatto i Maya a costruire questa meraviglia, dimostrando un’ottima conoscenza di aritmetica e astronomia? Non avevano mezzi tecnologici a disposizione ma avevano complesse nozioni di geometria! Eppure conoscevano anche la scrittura composta di glifi e geroglifici (pare più di 800!), conoscevano lo zero, rappresentato da un glifo a forma di conchiglia.

Il mio cervello si è ricordato che i Maya conoscevano anche i cicli astronomici. Allora mi sono spostata sui 4 lati della piramide per contare i 91 gradini delle 4 scalinate. In totale sono 364 scalini cui se aggiungiamo la piattaforma finale otteniamo 365 che corrisponde perfettamente al calendario gregoriano usato oggi. Gli scalini formano 18 terrazze su ogni facciata, corrispondenti ai 18 mesi del calendario maya, mentre i 52 pannelli in rilievo presenti su ogni facciata rappresentano gli anni che compongono il secolo Maya. El Castillo è un vero e proprio orologio astronomico che serviva per misurare i cicli astronomici. Che ganzi questi Maya! Studiando le fasi solari, questo incredibile popolo creò dunque un calendario. Il loro anno era formato da 365 giorni divisi in 18 mesi di 20 giorni ciascuno, più un mese che durava solo 5 giorni.

La curiosità più sorprendente è quello che avviene il 21 marzo, giorno dell’equinozio di primavera. All’ora del tramonto, sul muro che fiancheggia la scalinata nord-est della piramide, grazie al gioco di luci, prende forma un’ombra dalle sembianze di un serpente. Quest’ombra rappresenta la loro divinità principale dei Maya, il serpente piumato Kukulkàn, visto come se scendesse dal cielo. Infatti, alla base del El Castillo c’è la testa del serpente che completa il resto del corpo.

La mia attenzione si è poi soffermata sulle guide che si alternavano a battere le mani. El Castillo è famoso anche per il suo “cinguettio”. Furono le guide turistiche ad accorgersi per caso vent’anni fa circa che, se ci si trova ai piedi della piramide, infatti, battendo le mani si può sentire un suono simile al canto di un quetzal, uccello sacro ai Maya. L’applauso arriva fino in cima e ritorna già sotto forma di eco, simile proprio al canto dell’uccello. Incredibile! Possibile che nessuno se ne fosse accorto prima?

Che fine hanno fatto tutta la loro cultura e le loro conoscenze? Pare solo l’alto clero aveva queste conoscenze. Nel campo del gioco della pelota si possono ammirare dei bassorilievi, dove raffiguravano la struttura della società all’interno delle città-stato, indipendenti una dell’altra. Al vertice c’era il grande sacerdote, massima autorità civile e religiosa. Oltre a governare, il capo curava i malati, conosceva le lettere e l’astronomia, insegnava il calcolo dei mesi e degli anni. Dopo di lui c’erano le famiglie dei nobili e dei sacerdoti che vivevano in case di pietra nella zona monumentale della città. Alla base c’era il popolo: contadini e artigiani, che abitavano in case di legno e paglia.

Intorno al 700-900 d.C. la civiltà Maya iniziò a scomparire.

Com’é stato possibile un tracollo così rapido? Una catastrofe naturale? Un’epidemia? L’arrivo degli spagnoli? Il mistero rimane e continua ad affascinare gli studiosi. Dispiace che tutta loro conoscenza sia andata quasi perduta!

Dico GRAZIE AI MAYA per 3 motivi:

  • Hanno dimostrato di essere dei grandi scienziati con profonde conoscenze di aritmetica, geometria, astronomia;
  • Non avevano strumenti di misurazione né tecnologia, ma “soltanto” intelligenza, osservazione e ingegno;
  • Sono stati i primi grandi coltivatori di cacao. CHI HA SCOPERTO IL CIOCCOLATO AVRA’ SEMPRE LA MIA AMMIRAZIONE!

Nonostante le 12 ore di volo cercherò di tornare ancora un’altra volta. Questa volta però sarò lì per l’equinozio del 21 marzo. Voglio vedere la discesa del serpente piumato con i miei occhi!

E voi avete visto qualche luogo misterioso! Fatemi sapere perché sono molto curiosa!

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A presto,

Francesca

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Yucatan con bambini

 

 

Yucatan con bambini

Siamo appena rientrati da un viaggio nella Penisola dello Yucatan con i bambini e ci è piaciuto parecchio. Siamo pieni di entusiasmo e vogliamo trasmettervi le nostre emozioni e consigli. Io e il mio omone eravamo già stati qui nel 2003 con lo zaino in spalla muovendosi con i mezzi pubblici. A distanza di 16 anni e con 2 bambini siamo tornati a curiosare in questa splendida terra. Abbiamo scelto una sistemazione più comoda e protetta, cercando di vedere le più belle rovine della splendida città Maya.

Cosa ci è piaciuto molto

Passeggiare tra i vari mercatini alla ricerca di qualcosa da portare a casa. Colori, profumi, vestiti ricamati, personaggi travestiti in cerca di foto ci hanno accompagnato tutto il viaggio.

Vedere i boys giocare come Robinson Crusoe sulla spiaggia. Hanno spaccato un sacco di cocchi, costruito capanne, raccolte conchiglie e coralli di ogni tipo. Vederli sorpresi a osservare i pellicani o le fregate che sorvolavano poco sopra di noi, intenti a catturare il loro pranzo sono stati una bella emozione. Bravi boys!

Nuotare nel Cenote e fare un tuffo dove l’acqua è più blu. Questa grotta naturale ci ha accolto con piante esotiche e pesci di vario tipo. Tra una cascata e l’altra ci siamo tuffati in questa meravigliosa acqua profonda 40 metri.

Ammirare El Castillo di Chichen Itza dove è inciso il calendario maya che rappresenta una specie di orologio astronomico. I nostri amici Maya erano dei grandi scienziati e ingegneri (a breve un post solo su Chichen Itza. Se lo merita!).

Chichen Itza

Flora e Fauna. Lo Yucatan ci ha regalato meravigliosi coralli e conchiglie, cocchi, pellicani, fregate e fenicotteri che venivano ogni giorno a trovarci in spiaggia. E’ il paese ideale per fare bird watching perché ci sono più di 500 specie diverse di uccelli.

Il sito di COBA e TULUM

COBA è un grande sito archeologico immerso nella giungla messicana. Dista circa 40 km da Tulum e 90 km da Chichen-Itza. In passato la città era immensa e si estendeva fino a 80 km quadrati. A oggi è possibile visitare 3 gruppi di edifici costruiti dai Maya. Per chi vuole, può affittare una bici o farsi trasportare dai risciò trainati dai messicani. Noi abbiamo preferito camminare lungo le stradine bianche per ammirare la fitta vegetazione e sperare di vedere qualche scimmia (che non abbiamo visto!). Il percorso visitabile è un pò più di 2 km e nonostante il grande caldo l’abbiamo fatto a piedi (boys compresi).

Tra i monumenti c’è il Gruppo Cobà, di cui risalta il Templo de las Iglesias, ossia La Chiesa, una piramide alta 25 metri a nove livelli, insieme al primo campo di gioco della pelota.  La particolarità di questo gioco è il campo con mura oblique in cui i Maya giocavano al famoso gioco della Pelota: un gioco che facevano con una palla di gomma costruita da loro che dovevano colpire con il corpo, senza usare mani e piedi. Abbiamo visto anche El Grupo de las Pinturas, tempio con tracce di pitture murali sulla porta.

Ma l’attrazione più importante è Nohoch Mul (grande collina), con la sua piramide di 42 metri che domina tutta l’area sottostante. A differenza di Chichen Itza la piramide è molto più segnata dal tempo e ha più il sapore di “rovina”. Questa è l’unica piramide Maya ancora scalabile, quindi è stato meglio approfittarne! I gradini sono tanti (120) e ancora più complicati da scendere perché scivolosissimi ma ne vale davvero la pena. I boys sono rimasti giù mentre io e il mio omone siamo saliti e la vista da lassù è spettacolare. Questo immenso mare verde, in contrasto con il cielo, è davvero spettacolare.

TULUM è l’unico sito Maya che si affaccia sul mar dei Caraibi. Le rovine di Tulum sono un posto magnifico. Nella parte superiore c’è appunto il sito archeologico, molto bello e ben curato. Poi c’è una grande scala di legno che vi porta alla spiaggia che però era rovinata dalle alghe. In questo sito abbiamo visto El Castillo che è l’edificio più alto dell’intero insediamento e anche il più spettacolare perché adagiato sulla parte più esterna della scogliera che circonda il sito. Non è ben chiaro se fosse utilizzato come torre d’osservazione, tempio per le cerimonie o come faro. Ma proprio per questa sua posizione dominante forse svolgeva la funzione di faro per le navi e la spiaggia era utilizzata per gli scambi commerciali: Tulum era stato, infatti, uno dei porti più fiorenti di tutta la Penisola dello Yucatán fino alla conquista spagnola.

Abbiamo visto anche il Tempio del Dio Discendente (pare che sia scolpita la figura di un dio a testa in giù) e il Tempio del Dio del Vento dedicato al dio del vento, ossia il dio Kukulcan, la divinità più famosa della religione Maya.

Invece che guardare le rovine i boys erano occupati con i loro nuovi amici. Qui vive una grande colonia di iguane e noi ne abbiamo contato più di 50!
A Tulum è possibile dormire sulla spiaggia nelle cabanas. Se i vostri figli sono abbastanza grandi perché non provare una o due notti? Nel 2003 io e il mio omone abbiamo dormito ed è stata un’esperienza super. Assolutamente da fare!

Cosa non ci è piaciuto

Prezzo dei taxi locali. Se alloggiate sulla Riviera Maya (Cancun, Playa del Carmen, Tulum) usate il servizio di trasporto “collectivo” e non usate i taxi parcheggiati fuori dall’hotel. La differenza di prezzo è esorbitante! I collectivos sono dei furgoncini gestiti e pilotati da messicani i quali, con pochissimi pesos, ti possono portare dappertutto. E passano ogni cinque minuti sulla Carrettera. Più frequentemente che in Italia!

Alghe sulla Riviera Maya. La forte presenza di alghe ormai dura da parecchi anni ed è dovuta all’aumento della temperatura del mare e al suo inquinamento. Nonostante la presenza degli operai messicani che fin dalle prime ore dell’alba cercano di rimuovere le alghe, la loro quantità è incontrollabile e l’odore della loro putrefazione è intenso. Nei rari momenti in cui le alghe non ci sono, il mare è splendido.

Yucatan con bambini

Noi comunque ci siamo divertiti parecchio e la vacanza è stata splendida. Lo Yucatan è un paese bellissimo con un’infinità di cose da fare e posti da vedere. I boys sono stati curiosi dall’inizio alla fine sgranando i loro grandi occhi di fronte a tanta bellezza.

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A presto,

Francesca

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Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo.
(Robert Louis Stevenson)

Tutti in miniera! Al parco di S. Silvestro con bambini

Il Parco archeominerario di S. Silvestro a Campiglia Marittima, in provincia di Livorno, è stato per la nostra famiglia una grande sorpresa. All’interno della Val di Cornia questo parco si estende per 450 ettari e racconta la storia della miniera e la vita dei minatori.

Capitati lì per caso, ci è piaciuto tantissimo!

Noi abbiamo scelto la visita completa: visita del museo, visita della Miniera del Temperino e il percorso del trenino fino alla Valle Lanzi.

Curiosità: con l’acquisto di un biglietto famiglia si ottiene la ParcheoCard che dà diritto al 50% di sconto sull’acquisto di un biglietto famiglia per altri parchi della Val di Cornia, senza limiti di tempo (Parco di Baratti e Populonia e Museo archeologico di Populonia).

Una guida molto cortese e preparata ci ha fatto indossare il casco di protezione e una volta coperti per bene (la temperatura non supera i 14°. Tanto freddo!) siamo entrati nella montagna.

I boys erano eccitati di indossare l’elmetto come dei veri minatori.

La visita alla Miniera del Temperino si snoda in un percorso sotterraneo di 360 metri e permette la scoperta dei luoghi di escavazione del periodo etrusco e moderno. Dentro la galleria abbiamo ammirato i pozzi di origine etrusca e tutte le varie tipologie di scavo che hanno interessato l’area.

Abbiamo visto molte formazioni rocciose tra cui quella azzurra di crisocolla (da non toccare, mi raccomando), tanti minerali e dopo circa 30 minuti siamo usciti dalla montagna.

Ci siamo avviati verso la stazione del trenino, passando davanti alle macchine minerarie che erano usate in passato e davanti all’ascensore Earle che serviva per portare i carrelli su e giù dai sei livelli della Miniera.

Pochissimo più avanti ci sono il magazzino/spogliatoio dei minatori, dove è proiettato un film sulla vita dei minatori. E’ stato parecchio emozionante scoprire attraverso i pannelli esplicativi, un pezzo di vita di questi minatori.

Qui c’è la stazione del trenino e una volta saliti sulle carrozze gialle si entra in un’altra miniera e si fa un viaggio di circa 25 minuti. Spettacolare è stato il percorso sul trenino nella galleria Lanzi-Temperino. Anche qui le spiegazioni sono state esaurienti; addirittura commovente il momento in cui il treno si ferma nell’oscurità totale ed è letta una breve poesia di un minatore che lavorò in quelle gallerie.

Il viaggio in trenino è la parte più caratteristica del tour. Abbiamo fatto una sosta alla valle dei Lanzi, dove si vede una cava di estrazione di calcare tuttora funzionante. Con il trenino abbiamo percorso una strada panoramica d’interesse naturalistico che ripercorre il tracciato di una vecchia ferrovia mineraria costruita all’inizio del XX secolo.

Curiosità: I Lanzi erano minatori del Tirolo attivi nella zona della Val di Cornia a metà del XVI secolo.

Da qui c’è la partenza per la Rocca di San Silvestro, villaggio minerario medievale abitato per più di 300 anni da minatori e fonditori. Qui i minatori vivevano in piccole casupole di roccia circondate da muri oltre i quali si trovavano i primi forni per la lavorazione del materiale estratto.

Il sentiero per raggiungere la Rocca dura circa 1 ora e mezzo e per noi era troppo impegnativo per cui non l’abbiamo fatto.

Con il trenino siamo ritornati alla stazione di partenza e da lì con una veloce camminata abbiamo raggiunto il parcheggio.
I boys sono rimasti entusiasti e noi anche, grazie alle guide super brave che ci hanno coinvolto e risposto a ogni tipo di domanda.

Si è rivelata una visita affascinante e sorprendente. Nessuno di noi aveva mai visto il duro lavoro dei minatori.

Assolutamente consigliato trascorrere un’intera giornata nel parco.

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A presto,

Francesca

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La mostra il carro d’oro di Palazzo Pitti a Firenze con bambini

In occasione di un evento riservato alle famiglie al museo, siamo andati a curiosare alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze per la mostra “Il carro d’oro di Johann Paul Schor. L’effimero splendore dei carnevali barocchi”. La visita di questo dipinto era riservata ai bambini guidata da Lucia Montuschi, storica guida e fondatrice di Exclusive Connection.

La visita è stata molto divertente e interessante. Lucia ha saputo intrattenere e coinvolgere i bambini con domande, giochi, stimoli della fantasia e tanto buon umore. Abbiamo scoperto che il dipinto “Il carro d’oro” ci parla proprio del carnevale, delle feste mascherate e degli allestimenti barocchi. Il quadro, infatti, raffigura ‘Il corteo del principe Giovan Battista Borghese per il carnevale di Roma del 1664’ , opera del pittore Johann Paul Schor. Questo dipinto è stato acquistato lo scorso anno dalle Gallerie degli Uffizi.

Che bello è stato vedere quegli enormi carri trionfali, quei costumi bellissimi e tutto quello splendore, che in realtà rappresentavano l’effimero. Ci sarebbe piaciuto fare un tuffo in mezzo a tutto l’oro di quel corteo carnevalesco.

I bambini hanno provato a rispondere alle domande della guida su cosa poteva rappresentare quel carro, cosa aveva di particolare, a cosa si riferiva quel costume o quali fossero i vari tipi di mestieri dell’epoca. Non è facile spiegare dei quadri ai bambini. Per quanto gli avevamo preparati con le solite regole per la visita il museo (parlare sottovoce, camminare piano, fare domande, non avere fretta, etc.), è difficile appassionare i bambini ai quadri. In questo caso Lucia si è rivelata molto abile ad appassionare tutto il gruppetto, coinvolgendoli di continuo e stimolando la loro curiosità.

Nella sala del Carro d’oro c’era anche una Culla da parata, rivestita di raso giallo e intagliata con ghirlande e putti. I bambini hanno provato a capire come funzionava il meccanismo oscillatorio per dondolare l’aristocratico neonato. Ci è sembrata una macchina ingegnosa per la sua epoca!

Seguendo il filo conduttore del carnevale, al termine della visita i boys hanno partecipato a un piccolo laboratorio “Carta Canta” dove hanno avuto la possibilità di indossare splendide maschere di cartapesta realizzate a mano e trasformarsi negli animali che animavano le fiabe dell’Antica Grecia. Voglio ringraziare la guida Lucia Montuschi e il personale del Dipartimento per l’Educazione della Galleria degli Uffizi per la pazienza e collaborazione dimostrata nei confronti di tutti i bambini del gruppo. Hanno saputo coinvolgerli e stimolarli per la partecipazione alle varie fiabe. Sicuramente le splendide maschere li hanno parecchio incuriositi!

Poiché eravamo lì, non potevamo non curiosare tra gli altri musei dentro Palazzo Pitti. Abbiamo fatto un rapido giro alla Galleria Palatina con i suoi soffitti meravigliosi e agli Appartamenti Reali con le loro quattordici stanze.

La giornata è finita in bellezza con l’improvvisata visita alla Galleria del Costume oggi nota come detto Museo della Moda e del Costume che ospita più di 6.000 pezzi, fra abiti e accessori di moda dal XVIII secolo a oggi. La collezione comprende abiti di corte e di gala, uniformi, vestiti d’alta moda, pezzi prêt-à-porter, costumi di scena teatrali e cinematografici.

Le collezioni ruotano periodicamente e sono spesso affiancate da mostre temporanee di grande interesse. E noi abbiamo avuto la fortuna di poterne vedere una!

Fino a primi di maggio, infatti, c’è Animalia Fashion, dove l’arte, la moda e la natura si fondono assieme per una mostra emozionale.

Evidentemente il mondo animale è diventato una fonte d’ispirazione per gli stilisti o che ha creato accostamenti inaspettati nel nostro immaginario. Onestamente se penso al collegamento tra animali e moda, mi viene in mente solo la stampa leopardata.

Invece in questa mostra si possono osservare abiti con stampe ispirate al mondo dei coralli, sandali con ragnatele (mamma, c’è Spiderman!), con farfalle, cappelli con piume di pappagallo, con scarabei, collane con serpenti, borse con insetti, con conchiglie, pesci impiegati in vari capi I vari stilisti ci hanno voluto stupire ispirandosi anche ad animali rari come ricci, aragoste o babirussa (per questa ho consultato il dizionario. Il babirussa è una specie di cinghiale presente in alcune isole indonesiane).

Ci è sembrato di essere in un museo di storia naturale. I boys erano curiosi di vedere quali animali avremmo trovato nella sala successiva e come sarebbero stati impiegati. Coccodrillo, serpente, farfalle, ragno, pappagallo, scarabei, pesci, conchiglie, arcobaleno, fenicotteri hanno scatenato la loro immaginazione cercando di capire come avessero potuto ispirare i grandi nomi della moda per impiegarli nelle loro creazioni.

Questa mostra è stata una piacevole scoperta, che forse vuole evidenziare tramite la moda le meraviglie naturali nell’ambiente e le necessità di proteggerlo. E’ stato un tuffo in uno sconosciuto mondo animale ed è adatta a piccoli e grandi.

Se vi trovate a Firenze, non perdetevela.

A presto,

Francesca

 

Cosa vedere a Barcellona in un giorno

Questa volta ho preso una decisione d’impulso incredibile. Con la complicità di un’amica, ho prenotato un volo su due piedi e sono partita con destinazione Barcellona. Una piccola follia giusto per mangiare delle tapas e bere un pò di sangria. E senza boys! Mi sono concessa questo piccolo lusso senza di loro che però mi sono mancati tantissimo (lo so che non ci crede nessuno!).

Arrivate sabato tardo pomeriggio e ripartite la domenica dopo pranzo: abbiamo trascorso a Barcellona 22 ore. Roba da adolescenti.

Che cosa abbiamo visto in così poco tempo? Avendo già visto Barcellona diverse volte, abbiamo vagato senza meta fermandoci a vedere solo quello che ci piaceva. Non abbiamo mai utilizzato la metro e abbiamo preferito camminare. Con calma e senza fretta. Per godersi la città con uno splendido sole primaverile.

I miei luoghi preferiti sono:

Casa Pedrera, Passeig de Gràcia, 92

Questa è una tappa obbligata per la visita a Barcellona. Situata nel quartiere Eixample, la sua facciata stravagante rappresenta la genialità di Gaudì che ruppe gli schemi dell’epoca per creare un palazzo eccentrico e futurista. La totale assenza di linee rette, la facciata asimmetrica di pietra calcarea e le linee ondulate ricordano un castello di sabbia.

Questo edificio è considerato una rara apertura al modernismo e un lavoro che anticipò l’architettura del ventesimo secolo. Una delle particolarità di questo palazzo è che Gaudí ha avuto l’idea ingegnosa di concentrare il peso dell’edificio per una serie di colonne e travi e non sulla facciata. Grazie a questo procedimento, i muri esterni sono liberi di avere la forma ondulata voluta dall’architetto. Dai cortili interni si salgono sette piani (fiatone!) per arrivare in cima al tetto pieno di comignoli con forme sinuose e strane, guerrieri sulle scale e torri di ventilazione. Da qui si ha un panorama mozzafiato e ci possiamo godere lo spettacolo di Barcellona dall’alto con tutti i tetti e monumenti.

Curiosità: il nome originale della casa è Milà. Il nome Pedrera significa cava di pietra per l’utilizzo di pietre grezze sulla facciata.

Un’opera d’arte unica nel suo genere. Davvero molto originale. Da vedere. Raccomando di fare i biglietti on line, per evitare la fila.

Barcellona: Casa Pedrera

Sagrada Familla, Carrer de Mallorca 401

Arrivata qua, rimango sempre a bocca aperta. Asimmetrica, piena di luci e maestosa la Sagrada è uno dei monumenti più emozionanti che abbia visto. Ci si sente travolti nel guardarla, perché le tre facciate esistenti sono ricchissime d’innumerevoli dettagli. Seppur incompiuta rappresenta il genio di Gaudi. Una scultura a cielo aperto! Vista da vicino fa un effetto completamente diverso che vederla in foto. Si percepisce veramente il senso dell’infinito dalle punte che si ergono verso l’alto. Questo progetto di Gaudì è veramente singolare e geniale. Il termine dei lavori è previsto per il 2026. Mi sono già segnata di venire nel 2027 a curiosare per vederla terminata.

Consiglio: se possibile, prenotate la visita alle 17 in modo che una volta terminata, potete godervi le luci del tramonto che rendono ancora più bella la Sagrada.

Segnalo un localino molto carino, dove mangiare:  Celler de Tapes Edar, Carrer Cerdenya 211. Si mangiano ottime tapas e tortillas. Il proprietario, Josè, è molto gentile e appassionato. Ci portava continuamente assaggi (tra cui anche ottime polpette) per terminare con un fantastico vermut (prima volta per me). Posto tranquillo, non turistico e frequentato da persone del quartiere.

E voi avete mai fatto delle fughe di poche ore? 

Fatemi sapere! Sono curiosa.

A presto,

Francesca

Ogni cento metri il mondo cambia.
(Roberto Bolaño – poeta cileno e un po’ catalano)

Cosa vedere a Narni con bambini

Per una fuga di due giorni abbiamo scelto l’Umbria, regione che adoriamo e che possiamo raggiungere in poco più di un’ora. Abbiamo spiegato ai boys che questa volta avremmo visto Narni, una deliziosa cittadina arrampicata su un colle roccioso e avvolta da un alone di mistero.

Pare, infatti, che Narni abbia ispirato lo scrittore C.S. Lewis per il libro “Le cronache di Narnia” (nome della città umbra all’epoca dei Romani). Siamo arrivati completamente digiuni e ignoranti su questa città. E invece abbiamo piacevolmente scoperto che Narni si trova in una zona di rocche, castelli, acquedotti romani, ponti, torri e tante altre bellezze.

Abbiamo passeggiato tra le stradine di questo borgo affascinante, rapiti dalla bellezza delle sue piazzette, palazzi, chiese. Ma di tutto il patrimonio artistico e culturale di Narni, siamo rimasti colpiti da Narni sotterranea, una città sotto la città, da poco riportata alla luce e dove i Domenicani rinchiudevano i prigionieri nelle segrete della Santa Inquisizione. Solo per questa dovete andare a Narni. Per dei curiosi come noi, è stato un piacere tuffarsi alla scoperta di un mondo sotterraneo.

Narni sotterranea

Sarà stato per la ragazza che ci ha fatto da guida (mi pare si chiamasse Pamela), che con un grande sorriso ci ha rapito per un’ora e mezzo affascinandoci con la storia della scoperta di quei sotterranei, al punto che i boys sono rimasti a bocca aperta ad ascoltarla senza capricci o segnali di noia. La storia di questa scoperta ci ha subito incuriosito e appassionato.

Un gruppetto di 5 giovani speleologi narnesi, chiamati “la banda del buco”, per caso scoprì nel 1979 un passaggio nella parete rocciosa di quello che era un antico convento. Da questo passaggio hanno avuto accesso a una chiesa con splendidi affreschi che fino a 40 anni fa erano ricoperti di fango e calcare.

La stanza più incredibile è stata la cella dove i carcerati in attesa dell’Inquisizione, attendevano il loro destino incidendo sulle pareti simboli e nomi per raccontare la loro storia. Sono una sorta di graffiti con grande significato e con una grande storia e che hanno incuriosito i boys.

Mamma cos’è questa stanzina?  Che cosa facevano qui dentro?  Perché ci sono queste scritte sui muri? La loro curiosità aumentava sempre di più.

E la guida è stata così appassionante e chiara nella spiegazione che ogni nostra domanda aveva una risposta. Faccio i miei complimenti a questa ragazza e a tutti gli altri operatori dell’associazione “Narni sotterranea” che con grande passione e impegno portano avanti le loro ricerche da anni per diffondere la vera storia di cosa realmente sia accaduto nei sotterranei del convento di S. Maria Maggiore. La storia di Narni sotterranea è straordinaria al punto che all’uscita della visita ho comprato il volume scritto da Roberto Nini “Alla ricerca della verità” – I misteri dell’Inquisizione a Narni” che raccomando di leggere poiché si tratta di una testimonianza di fatti realmente accaduti all’autore stesso, che sta dedicando tutta la sua vita affinché la vera storia di Narni sia divulgata in tutto il mondo.

Consiglio questo libro a chi è rimasto a bocca aperta come me e per chi è appassionato di fatti curiosi!

Mi piace la passione che muove queste persone a dedicare così tanto tempo per cercare indizi, documenti e tracce per scoprire la verità.

Abbiamo percorso stretti corridoi, cunicoli, scale e scalini.  Abbiamo visto passaggi di acquedotti, scavi archeologici e antichi strumenti per la misurazione.  E’ stato un viaggio nel passato, in un ambiente misterioso che ci ha affascinato tutti.

Bravi boys che per un’ora e mezzo sono rimasti ad ascoltare! E brava guida dell’Associazione che ci ha tenuto con il fiato sospeso tutto il tempo per seguire ogni dettaglio della storia!

Andate assolutamente a vedere Narni sotterranea che ringrazio molto per avermi gentilmente concesso le immagini sopra pubblicate.

Un altro luogo carino dove portare i bambini è il CENTRO GEOGRAFICO D’ITALIA. Uscendo da Narni, abbiamo scoperto per caso dei cartelli lungo la strada che indicavano il centro geografico d’Italia e la nostra curiosità ci ha spinto subito a seguire quel cartello.

Il centro geografico d'Italia

Che cosa vuol dire centro geografico d’Italia?

Siamo per caso nel punto preciso nel centro della nostra penisola? Dovevamo per forza scoprirlo.

Non sapendo assolutamente cosa avremmo trovato, abbiamo seguito le indicazioni lasciando la macchina in località S. Lucia e percorso un sentiero nel mezzo al bosco, seguendo le tracce dell’acquedotto romano della Formina, per arrivare dopo circa 1 km al Ponte Cardona. Siamo arrivati!

Una pietra con un rilievo a spirale è stata posta per indicare il centro geografico di Italia, il punto dove passa il meridiano centrale per indicare l’esatta posizione, in longitudine e latitudine, del centro della penisola.

Ma dai!

Curiosità: si chiama Cardona perché la famiglia spagnola proprietaria del bosco si chiamava così.

Che emozione! A noi è piaciuto molto. E’ un luogo magico, immerso nella quiete e nella bellezza della natura. Accanto alla pietra che indica il centro, c’è anche una cassetta della posta, dove è possibile lasciare messaggi. Noi abbiamo trovato dentro un nido. E lungo il sentiero qualche creatura magica ha dipinto i lecci secolari con delle buffe faccine. Ai boys piaceva molto correre per scovare nuovi alberi decorati. Sembra di essere all’interno di una fiaba.

Da vedere assolutamente e adatto a tutte le età.

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A presto,

Francesca

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