Cosa vedere a Narni con bambini

Per una fuga di due giorni abbiamo scelto l’Umbria, regione che adoriamo e che possiamo raggiungere in poco più di un’ora. Abbiamo spiegato ai boys che questa volta avremmo visto Narni, una deliziosa cittadina arrampicata su un colle roccioso e avvolta da un alone di mistero.

Pare, infatti, che Narni abbia ispirato lo scrittore C.S. Lewis per il libro “Le cronache di Narnia” (nome della città umbra all’epoca dei Romani). Siamo arrivati completamente digiuni e ignoranti su questa città. E invece abbiamo piacevolmente scoperto che Narni si trova in una zona di rocche, castelli, acquedotti romani, ponti, torri e tante altre bellezze.

Abbiamo passeggiato tra le stradine di questo borgo affascinante, rapiti dalla bellezza delle sue piazzette, palazzi, chiese. Ma di tutto il patrimonio artistico e culturale di Narni, siamo rimasti colpiti da Narni sotterranea, una città sotto la città, da poco riportata alla luce e dove i Domenicani rinchiudevano i prigionieri nelle segrete della Santa Inquisizione. Solo per questa dovete andare a Narni. Per dei curiosi come noi, è stato un piacere tuffarsi alla scoperta di un mondo sotterraneo.

Narni sotterranea

Sarà stato per la ragazza che ci ha fatto da guida (mi pare si chiamasse Pamela), che con un grande sorriso ci ha rapito per un’ora e mezzo affascinandoci con la storia della scoperta di quei sotterranei, al punto che i boys sono rimasti a bocca aperta ad ascoltarla senza capricci o segnali di noia. La storia di questa scoperta ci ha subito incuriosito e appassionato.

Un gruppetto di 5 giovani speleologi narnesi, chiamati “la banda del buco”, per caso scoprì nel 1979 un passaggio nella parete rocciosa di quello che era un antico convento. Da questo passaggio hanno avuto accesso a una chiesa con splendidi affreschi che fino a 40 anni fa erano ricoperti di fango e calcare.

La stanza più incredibile è stata la cella dove i carcerati in attesa dell’Inquisizione, attendevano il loro destino incidendo sulle pareti simboli e nomi per raccontare la loro storia. Sono una sorta di graffiti con grande significato e con una grande storia e che hanno incuriosito i boys.

Mamma cos’è questa stanzina?  Che cosa facevano qui dentro?  Perché ci sono queste scritte sui muri? La loro curiosità aumentava sempre di più.

E la guida è stata così appassionante e chiara nella spiegazione che ogni nostra domanda aveva una risposta. Faccio i miei complimenti a questa ragazza e a tutti gli altri operatori dell’associazione “Narni sotterranea” che con grande passione e impegno portano avanti le loro ricerche da anni per diffondere la vera storia di cosa realmente sia accaduto nei sotterranei del convento di S. Maria Maggiore. La storia di Narni sotterranea è straordinaria al punto che all’uscita della visita ho comprato il volume scritto da Roberto Nini “Alla ricerca della verità” – I misteri dell’Inquisizione a Narni” che raccomando di leggere poiché si tratta di una testimonianza di fatti realmente accaduti all’autore stesso, che sta dedicando tutta la sua vita affinché la vera storia di Narni sia divulgata in tutto il mondo.

Consiglio questo libro a chi è rimasto a bocca aperta come me e per chi è appassionato di fatti curiosi!

Mi piace la passione che muove queste persone a dedicare così tanto tempo per cercare indizi, documenti e tracce per scoprire la verità.

Abbiamo percorso stretti corridoi, cunicoli, scale e scalini.  Abbiamo visto passaggi di acquedotti, scavi archeologici e antichi strumenti per la misurazione.  E’ stato un viaggio nel passato, in un ambiente misterioso che ci ha affascinato tutti.

Bravi boys che per un’ora e mezzo sono rimasti ad ascoltare! E brava guida dell’Associazione che ci ha tenuto con il fiato sospeso tutto il tempo per seguire ogni dettaglio della storia!

Andate assolutamente a vedere Narni sotterranea che ringrazio molto per avermi gentilmente concesso le immagini sopra pubblicate.

Un altro luogo carino dove portare i bambini è il CENTRO GEOGRAFICO D’ITALIA. Uscendo da Narni, abbiamo scoperto per caso dei cartelli lungo la strada che indicavano il centro geografico d’Italia e la nostra curiosità ci ha spinto subito a seguire quel cartello.

Il centro geografico d'Italia

Che cosa vuol dire centro geografico d’Italia?

Siamo per caso nel punto preciso nel centro della nostra penisola? Dovevamo per forza scoprirlo.

Non sapendo assolutamente cosa avremmo trovato, abbiamo seguito le indicazioni lasciando la macchina in località S. Lucia e percorso un sentiero nel mezzo al bosco, seguendo le tracce dell’acquedotto romano della Formina, per arrivare dopo circa 1 km al Ponte Cardona. Siamo arrivati!

Una pietra con un rilievo a spirale è stata posta per indicare il centro geografico di Italia, il punto dove passa il meridiano centrale per indicare l’esatta posizione, in longitudine e latitudine, del centro della penisola.

Ma dai!

Curiosità: si chiama Cardona perché la famiglia spagnola proprietaria del bosco si chiamava così.

Che emozione! A noi è piaciuto molto. E’ un luogo magico, immerso nella quiete e nella bellezza della natura. Accanto alla pietra che indica il centro, c’è anche una cassetta della posta, dove è possibile lasciare messaggi. Noi abbiamo trovato dentro un nido. E lungo il sentiero qualche creatura magica ha dipinto i lecci secolari con delle buffe faccine. Ai boys piaceva molto correre per scovare nuovi alberi decorati. Sembra di essere all’interno di una fiaba.

Da vedere assolutamente e adatto a tutte le età.

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A presto,

Francesca

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Visita al labirinto della Masone con bambini

Questa volta abbiamo portato i boys a spasso tra le canne di bambù! Si proprio così! Siamo andati a visitare il Labirinto della Masone a pochi chilometri da Parma. Per dei curiosi come noi, non potevamo non vedere il labirinto più grande del mondo a un paio di ore da casa. A noi piacciono tantissimo i labirinti. Avevamo già visto quello nella Reggia di Schonbrunn e anche questa volta i boys non vedevano l’ora di visitarne un altro, molto più grande.

Ci saremmo persi? Avremmo avuto punti di riferimento? E se fosse spuntata qualche strana creatura cosa avremmo fatto?

Il labirinto è visto come viaggio oltre i nostri limiti e come un luogo per perdersi e ritrovarsi. Con tanta voglia di perdersi, abbiamo così varcato il cancello di ingresso e ci siamo trovati subito in una foresta di bambù a forma di stella!

Ma perché un labirinto proprio lì?

Il labirinto è stato creato da un’idea dell’editore Franco Maria Ricci, che si trasferì a Parma negli anni Sessanta, e insieme agli architetti Bontempi e Duitto ha realizzato questo parco culturale che si estende per più di sette ettari. Ricci prese ispirazione dai labirinti romani dando così una forma geometrica ad angoli retti e suddivisa in quattro comparti comunicanti. Il sito, aperto nel 2015, è bellissimo, originale e ottimamente mantenuto. Mi ha colpito il suo pensiero:

“Forse è colpa dell’età, ma ormai vedo il Labirinto soprattutto come un modo di restituire a un lembo di Pianura Padana che comprende Parma, il suo contado e le città vicine, una parte almeno del molto che mi ha dato” 

Una curiosità sul labirinto della Masone riguarda il 10% dei visitatori che si perde. Ma c’è un efficiente sistema di recupero delle persone che si perdono: il biglietto di ingresso è un adesivo da attaccare sui vestiti con il numero di telefono da chiamare in caso di necessità indicando il numero riportato sui vari pilastri che si incontrano nel labirinto.

Il labirinto della Masone con bambini

Noi abbiamo camminato a caso, senza fretta, per godersi la quiete del posto e percorrendo i 3 km di vialetti in maniera rigenerante. Questi vialetti sono un insieme di corridoi, circondati dalle alte piante di bambù, che grazie al loro fogliame creano gallerie più o meno fitte. Era difficile trovare punti di riferimento ma a noi ha fatto piacere perdersi là dentro.

L’impressione creata è quella di un groviglio inestricabile di meandri, nei quali è facile smarrirsi, motivo per cui usiamo spesso la metafora del labirinto per indicare situazioni e problemi complicati.

I boys facevano da guida esclamando di continuo: ma qui ci siamo già passati! Non so su quali basi lo dicessero visto che dopo un’ora e mezzo eravamo sempre a vagare senza avere la minima idea di dove fossimo. Dopo un po’ abbiamo ceduto e preso la cartina consegnata all’ingresso: una piccola sconfitta dati i nostri 15 di esperienza come boy scout trascorsi con la bussola in mano.

Siamo così riusciti ad arrivare al centro del labirinto dove c’è un grande porticato e un mausoleo piramidale, dove abbiamo fatto il nostro originale pic nic.

Curiosità: questi bambù raggiungono l’altezza di 4 metri in poco meno di 2 mesi. E’ stata scelta questa pianta per la necessità di realizzare il labirinto in breve tempo e perche’ all’ideatore è piaciuta l’eleganza di questa pianta e la sua tendenza a piegarsi ricoprendo i vialetti con un piacevole groviglio. Le piante di bambù sono 200mila  e di specie diverse. Alcune raggiungono i 15 metri di altezza.

Inoltre il bambù ha tendenza a piegarsi e conseguentemente a coprire i corridoi trasformandoli in gallerie da cui filtra la luce solare. Per tale ragione, dalla torretta si ha vista di un bosco omogeneo che nasconde lo schema geometrico. Peccato! Volevamo vedere dall’alto quella foresta a forma di stella!

Il labirinto della Masone

Ci siamo divertiti moltissimo ed è una esperienza adatta ad ogni età.  Portate i vostri bambini che si divertiranno a correre nei vialetti, pensando di aver trovato la via di uscita.

Il labirinto della Masone è un luogo da vivere, un posto nascosto e segreto. Un luogo magico che  si trova in prossimità di un territorio che a noi ha riservato molte sorprese.

Qualcuno di voi ha visitato qualche labirinto? Sono molto curiosa! Fatemi sapere così porto i miei boys.

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A presto,

Francesca

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Cosa vedere nel Lazio con bambini: la Necropoli etrusca di Tarquinia e dintorni

Per chi ancora non ci conosce bene, ci piace fare piccole fughe di 2-3 giorni con i nostri bambini alla scoperta delle bellezze del nostro paese. Cerchiamo di viaggiare a dimensione bambino, alternando le visite ai monumenti o aree di interesse, a momenti di gioco e relax seguendo i loro ritmi. questa volta abbiamo scelto il Lazio per vedere le necropoli etrusche di Tarquinia.

Come sempre, abbiamo portato uno zaino pieno di giochi per i boys che utilizziamo quando partiamo: carte da Uno, fogli di carta, pennarelli e matite, colla per attaccare foglie sul diario di viaggio, tantissimi libri, un po’ di macchinine, binocolo, lente di ingrandimento, bustine di plastica per raccogliere piccoli sassi o altro materiale e macchina fotografica.

Pronti per partire? Venite con noi.

Tarquinia

Per visitare le necropoli etrusche del Lazio Settentrionale, siamo partiti alla volta di Tarquinia.

Affascinati da tutto ciò che riguarda il mondo dell’archeologia, avevamo preparato i nostri bambini a questa fuga di due giorni, spiegando che avremmo visto bellissimi affreschi e tante tombe da scoprire nel Lazio.

Emozionati dall’idea di tuffarsi del mondo degli Etruschi abbiamo iniziato dalla Necropoli del Calvario di Tarquinia, raggiunta dopo aver incontrato poco prima alcuni resti di un acquedotto.

Il sito è ben curato e ben tenuto con alcuni tavolini all’ombra, molto utili per il nostro pic nic.

Che sorpresa è stata visitare questa collina interamente coperta da tantissime tombe etrusche (pare fossero più di 6000), scavate nella roccia e sormontate da tumuli ben visibili!

E che sorpresa è stata scoprire che questa necropoli è stata definita “la prima pagina della grande pittura italiana” per gli affreschi magnificamente conservati e colorati!

Nonostante il clima caldo, abbiamo visitato tutte le tombe dislocate sul percorso (circa 20) scoprendo affreschi bellissimi. I boys erano molto contenti di scendere tutte quelle scale di quei passaggi che conducono alle varie camere funerarie decorate con affreschi splendidi raffiguranti danzatori, cacciatori, suonatori. Erano incuriositi e contenti dal correre tra un cunicolo e l’altro per andare a scoprire cosa riservavano quelle strane tombe, esprimendo poi la loro preferenza. Senza dubbio la tomba più bella è stata la tomba dei demoni azzurri.

Facevamo anche il gioco per cercare di scoprire chi fosse il defunto di quella tomba, cosa faceva quando era ancora in vita, era ricco o povero. L’immaginazione galoppava veloce e pian piano storie buffe prendevano forma!

Affresco nella necropoli di Tarquinia

Dopo un pomeriggio così intenso ci siamo diretti all’Agriturismo Doppi Sensi a Tuscania dove avevamo prenotato un delizioso appartamento con un bel giardino dove poter giocare con il nostro tiro con l’arco.

Circondato da un magnifico campo di lavanda abbiamo scoperto che la Tuscia è una regione produttrice di lavanda! Quando pensiamo a questo profumato fiorellino viola la nostra mente vola in Provenza. E invece ce l’abbiamo anche noi, in questa meravigliosa zona del Centro Italia. Ai bambini abbiamo sempre raccontato delle bellezze della Provenza e che presto avremmo voluto portarli a vedere da vicino quei campi violetti e quei profumi inebrianti che mettono sempre di buon umore. Ma con grande stupore anche la Tuscia produce in modo artigianale prodotti utilizzando tutte le parti della lavanda. Noi abbiamo avuto la fortuna di assaggiare nel nostro agriturismo il miele di lavanda e il cioccolato alla lavanda. Veramente ottimi! Ad essere onesti abbiamo una piccola Provenza anche in Toscana. In provincia di Pisa, ci sono delle coltivazioni di lavanda dove è possibile ammirare la fioritura da metà a giugno a metà luglio.

Vetralla

Il giorno dopo abbiamo deciso di scoprire la necropoli etrusca di Vetralla in località Norchia. Ma durante il tragitto ci siamo imbattuti in un cartello che indicava Grotte Porcine- necropoli etrusche e la nostra curiosità ci ha spinto a seguirlo. Peccato che quello fosse il primo e unico cartello di indicazioni! Poco dopo ci siamo ritrovati in una strada sterrata avvolta da fitti arbusti che ci ha condotto in uno spiazzato. Senza avere alcuna idea di dove dirigersi, abbiamo affrontato questa sfida con curiosità e spirito di avventura da veri boy scout. Sotto il sole rovente e con una temperatura sopra i 30° (genitori pazzi!), tutti e quattro abbiamo sfidato la vegetazione per scoprire finalmente le Grotte Porcine.

Si tratta di una grande tumulo che racchiude una tomba a tre camere sovrastata da un ponte. Purtroppo, a causa della posizione isolata e non facilmente raggiungibile, il sito è completamente abbandonato e ci sono residui di bivacchi notturni. Nei pressi di questo tumulo si trova, protetto da una tettoia, un altare rupestre. Siamo comunque riusciti a scovare un cartello consumato dal tempo con un pò di spiegazioni!

Ferento

Non pienamente soddisfatti di questa visita, visto che eravamo in zona e visto che i boys ancora non avevano mostrato segni di cedimento, abbiamo deciso di andare a Ferento, dove abbiamo scoperto le splendide rovine di questa città romana. I signori volontari dell’Associazione Archeotuscia onlus ci hanno accompagnato a vedere i resti delle terme, del teatro e del Decumano. Che emozione vedere quei pavimenti a mosaico così ben conservati dopo tanti secoli! Tutta l’area archeologica è ben conservata. L’anfiteatro romano è emozionante, così come le terme ed i resti del decumano. Se ci posizioniamo davanti al palco e urliamo sentiamo un’eco incredibile!  Ovviamente tutti e quattro abbiamo dato sfogo alle nostre ugole.

Purtroppo ci sarebbe molto da scavare e riportare alla luce tutta l’antica città. Un enorme applauso va ai volontari che ogni giorno tengono aperto il sito archeologico offrendo la loro guida esperta per spiegare tutte le particolarità. Dovrebbe essere maggiormente pubblicizzato sia dal Comune che da apposita cartellonistica stradale.

Anche questa volta ce ne andiamo sapendo di avere visto un posto splendido e con la consapevolezza che ci sarebbe tanto ancora da scoprire di questa bellissima città e che purtroppo la natura sta ricoprendo. I boys continuavano a chiederci: ma possiamo scavare noi con il nostro martellino per vedere cosa c’è sotto?

Assolutamente da vedere per i curiosi di tutte le età!

Celleno

Sempre nel Lazio, nei dintorni della necropoli di Tarquinia, consigliamo anche una visita a Celleno, scoperto per caso da una freccia arrugginita semi nascosta con la scritta Celleno – Borgo Fantasma. Come potevamo frenare il nostro entusiasmo? E se ci fosse qualcosa di magico da scoprire anche qui? Ci siamo subito diretti a Celleno per scoprire questo piccolissimo borgo medievale arroccato in cima ad una collina dove sono rimasti ruderi del Castello Orsini e dove si può ammirare un fantastico panorama. Assolutamente da vedere!

Celleno, borgo fantasma

Aspetto curiosa i vostri commenti.

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A presto,

Francesca

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Il Museo di Storia Naturale di Calci nei dintorni di Pisa

Oggi vi portiamo al fantastico museo di storia naturale di Calci nei dintorni di Pisa. Tappa obbligata per chi ha bambini di qualsiasi età e si trova in zona. Il museo si trova all’interno della struttura monumentale della Certosa e già l’arrivo in quest’angolo di paradiso in mezzo alle campagne, ci lascia con il fiato sospeso. La Certosa sembra essere avvolta da una magia, circondata da ulivi in una campagna splendida!

La grande sorpresa è stata il museo che consigliamo di vedere a tutti, bambini e adulti. Ci sono tantissimi animali ben conservati e di varie specie. Il museo è curatissimo e ben tenuto. Dovrebbe essere maggiormente pubblicizzato perché, se siete nei dintorni di Pisa, è assolutamente da vedere!

Al piano terra abbiamo osservato esemplari di anfibi, rettili, insetti e reperti di fossili di dinosauro. In questa sala i boys sono rimasti colpiti dal grande coccodrillo e dalla tartaruga gigante. Nella parte dedicata alla preistoria, è stato perfino ricostruito un insediamento dei primi uomini risalente al Neolitico.

Salendo al primo piano abbiamo trovato la collezione dei mammiferi impagliati conservati benissimo: zebre, orsi, leoni, leopardi, cervi, antilopi, scimmie, tarsio (il mio boy di 8 anni l’ha riconosciuto!) e tanti altri.

La bocca dei bambini è rimasta aperta tutto il tempo. Non credevano di vedere un orso o una zebra a grandezza naturale e identici alla realtà! Hanno colorato intere pagine dei loro quaderni e scattato mille foto per poi riguardare tutto con calma a casa e andare a ritrovare le varie specie sui nostri libri di animali.

Il museo di storia naturale di Calci

La sorpresa più grande è stata senza dubbio quando siamo saliti nella sala dei cetacei, collocata nello splendido attico dell’ex monastero da cui si può vedere tutta la splendida campagna circostante. Dove prima i monaci custodivano il grano, adesso in questa loggia meravigliosa ci sono gli scheletri di megattera, di orca, di beluga e di balenottera azzurra a grandezza naturale. Ma lo scheletro della balena con dentro Pinocchio è stato splendido e inaspettato. Ci è piaciuto un sacco!

Per chi fosse interessato ai pesci, si può visitare anche l’Acquario di acqua dolce posto al piano terra che a noi non ha interessato particolarmente dopo aver visto tutti quei meravigliosi animali al museo. Comunque si possono trovare esemplari di pesci provenienti da tutto il mondo suddivisi in venti vasche.

Una curiosità: questo museo è uno dei più antichi del mondo e risale alla fine del XVI secolo creato su volere del Granduca di Toscana Ferdinando I de Medici che aveva voluto una “Camera delle Meraviglie” piena di reperti ed esemplari di animali di tutto il mondo. Questa collezione divenne subito molto importante dal punto di visto scientifico proprio per la vicinanza all’Università di Pisa che l’ha ospitata fino agli anni 80. Poi fu deciso di trasferire il museo di storia naturale nell’edificio della Certosa, ormai abbandonata dai monaci.

Se siete ancora nei dintorni di Pisa, non andate via prima di aver visitato anche la Certosa, adiacente al museo. Abbiamo potuto fare un breve giro approfittando della visita guidata molto competente e attenta ai particolari. Abbiamo così scoperto che fino a pochi decenni fa abitavano 15 monaci in una vita di solitudine e preghiera di cui abbiamo potuto visitare anche la cella e l’annesso cortile con piccolo orto.

Di fronte all’entrata della Certosa consiglio di vedere l’Antica farmacia dove i monaci preparavano i composti medicinali per gli abitanti del convento e per la popolazione locale. A oggi è possibile ammirare gli splendidi affreschi, il bancone di legno per le preparazioni, l’antica bilancia per pesare erbe aromatiche e altri ingredienti. Avremmo voluto visitare anche l’orto delle erbe officinali ma non è più possibile. Peccato. La nostra mente vagava indietro nel tempo e immaginavamo gli antichi monaci intenti a preparare il rimedio del momento per curare il contadino della zona. Tutto in un grande silenzio.

Quello che ci ha colpito di questo posto, infatti, è la pace e tranquillità che si respira ancora. Il tempo sembra essersi fermato. Se volete approfittare della splendida campagna, potete fare un pic nic all’aperto.

E’ un posto favoloso e poco conosciuto. Lo consiglio a tutti.

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A presto,

Francesca

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