Libri per ragazzi che viaggiano

Per i nostri ragazzi che amano viaggiare, ho pensato a regali speciali.

Per chi non mi conosce (ma puoi rimediare qui), adoro i libri, faccio parte del Book Club dei Viaggiatori e adoro le piccole librerie sparse in giro, nei parchi o nei giardini delle case. Ho anche rotto le scatole al Sindaco del mio comune per creare e installare una piccola libreria per il book crossing nel mio quartiere. La piccola libreria di legno è già costruita, i libri raccolti sono tantissimi e siamo in attesa dei permessi per ufficializzarla.

Ad ogni modo, siete in cerca di idee per bambini o ragazzi che viaggiano e che sono curiosi di vedere posti nuovi?

Cerchiamo allora libri che parlano di avventure, di mappe di mondi lontani o di posti strani.

Ecco quelli che ho comprato per i miei ragazzi quando avevano 9 e 10 anni:

GUIDA AI LUOGHI GENIALI di Devis Bellucci (editore Ediciclo)

Guida ai luoghi geniali: un libro originale per i ragazzi

E’ una guida di viaggio che racconta l’Italia della scienza e della tecnologia con più di 100 destinazioni curiose: dai musei ai parchi tecnologici per ragazzi, dai vulcani ai misteri del sottosuolo. Il libro è diviso per regione ed all’inizio c’è un indice di tutto quello che si può trovare in quel territorio: musei scientifici e di storia naturale, miniere, planetari, orti botanici, grotte, acquari, saline, centrali elettriche, dighe, foreste fossili. E’ molto colorato e ci sono i simboli per aiutare i ragazzi ad individuare l’attrazione di loro interesse.

E’ un libro originale, scritto da un babbo insegnante e viaggiatore, pieno di immagini che piacerà ai vostri ragazzi ma anche a voi!

Non avete voglia di mettervi in viaggio per scoprire qualche posto speciale della vostra regione che non conoscete?

MAPPE. UN ATLANTE PER VIAGGIARE di A. Mizielinska e D. Mizielinski (edizione Ampliata)

E’ un bellissimo libro che fa compiere un viaggio inconsueto intorno al mondo. Contiene 67 grandi mappe di cui 58 di paesi e 6 di continenti. Ogni mappa è ricca di disegni, di curiosità e spunti. Non è il solito banale atlante. Per ogni paese ci sono tanti simboli colorati e divertenti per i luoghi, i disegni dei piatti tipici,  personaggi famosi, animali e altre curiosità. Sfogliando questo libro, si fa un giro del mondo lasciandosi guidare dalle bellissime illustrazioni che invitano a scoprire sempre di più!

 

LABIRINTI INTORNO AL MONDO di Sam Smith (edizioni Usborne)

I labirinti affascinano grandi e piccini. La mancanza di punti di riferimento e la facilità di perdersi incuriosisce tutti. A noi piacciono parecchio e vi consiglio una visita al labirinto più grande del mondo vicino a Parma. In questo libro i labirinti sono pieni di colori e simboli dei vari paesi.  All’inizio del libro sono semplici e diventano più impegnativi man mano che il bambino va avanti. I più piccoli seguono con il dito il percorso del labirinto fino al traguardo. Stimolano la fantasia e la manualità di bambini. Alla fine del libro (circa 60 pag.) ci sono le soluzioni.

ITALIA DELLE MERAVIGLIE di Daniela Celli (White Star Kids edizioni)

Le Meraviglie del Mondo

E’ una raccolta di 31 straordinari monumenti raccontati da archeologi, cantanti, poeti e sultani.  Un personaggio per ogni monumento che racconterà ai lettori qualche aneddoto curioso. Non è un semplice libro ma un vero e proprio atlante per far conoscere ai bambini i monumenti più famosi del mondo. Per rendere le descrizioni più accattivanti, ogni monumento è presentato da un personaggio diverso, che svelerà ai piccoli lettori informazioni storiche e tecniche ma anche aneddoti e curiosità attraverso uno stile di narrazione sempre originale. Un libro in cui i testi di Daniela Celli che ha ideato il Book Club dei viaggiatori sono arricchiti dalle illustrazioni di Giulia Lombardo.

Sono sicura che i vostri ragazzi adoreranno questi libri. Se avete altri titoli da suggerire, sarei super felice!

A presto

Francesca

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Il Book Club dei Viaggiatori

Questa volta non vado a spasso con i miei boys ma con le mie compagne di club.

Da diversi anni faccio orgogliosamente parte del Book club dei Viaggiatori, organizzato da MammaGiramondo che si tiene una volta il mese presso la Liblab di Sesto Fiorentino (FI).

Come si svolge il Book club dei viaggiatori

Daniela, l’ideatrice e padrona di casa, organizza un incontro il mese per discutere sul libro scelto. Non si tratta di un libro normale. Il tema è rigorosamente il viaggio. 

Quindi, siamo tutte persone con le comuni passioni della lettura e dei viaggi. Con i mesi il Book club è diventato il luogo per condividere sensazioni ed emozioni della lettura appena fatta e soprattutto per parlare del paese in questione.

Daniela ci incanta con i racconti dei suoi viaggi infiniti e accompagna sempre il libro del mese con la mappa del viaggio raccontandoci aneddoti e curiosità della zona. 

La lettura sembra quasi il pretesto iniziale per incontrarsi. Poi, insieme alle chiacchiere sul libro, il Book club diventa uno scambio di consigli su itinerari, posti da vedere, cose da fare e libri da leggere.

Perchè mi piace il Book Club

Il gruppo di persone che si è costituito, è formato da donne di età e lavori differenti di cui sono affascinata.

Sono tutte grandi lettrici che condividono i loro pensieri con semplicità e con trasporto. Sono persone con grande cultura, animate da passione e che offrono consigli e spunti per nuovi titoli. Mi piace ascoltare i loro racconti di viaggio e mi segno paesi e località che voglio visitare (dal Museo del Fiore vicino al Lago di Bolsena alla libreria Carturesti Carusel di Bucarest alla Route 66 negli Stati Uniti).

Mi sono resa conto che non sono una grande lettrice rispetto a loro. A dir la verità, mi sento anche piuttosto ignorante.  Questo mi spinge ad ascoltare i loro discorsi, i continui raffronti con altri testi e le loro riflessioni. Oltre a conoscere autori di cui non avevo neppure mai sentito parlare, la mia lista di titoli da leggere cresce ogni volta di più. 

Questo gruppo affiatato, parlando di libri e viaggi, è riuscito a creare un clima speciale a cui non voglio rinunciare, soprattutto in questo momento dove possiamo muoverci solo con la fantasia. Come scrive Shaun Bythell in “Una vita di libraio (che a me è piaciuto moltissimo), “Si può vivere una vita avventurosa anche seduti su uno sgabello”.

La serata più internazionale del Book Club dei Viaggiatori

In occasione della nostra riunione per commentare il libro di Alessio Romano “D’amore e baccalà” ambientato a Lisbona, la Liblab aveva messo a disposizione il favoloso pastel de nata che ho gustato con enorme piacere. E’ un tipico dolcetto di pasta sfoglia con una crema a base di crema e uova, specialità della capitale portoghese. Buonissimo!

Per dare un tocco internazionale alla nostra serata, abbiamo fatto anche una piccola lezione di portoghese tenuta da una ragazza brasiliana del Book Club per imparare qualche parola di uso comune.

Ma voi lo sapevate che quarto vuol dire camera da letto in portoghese?

Nel corso della serata, abbiamo approfittato per parlare di Lisbona, dei luoghi menzionati nel libro e degli itinerari consigliati dalle lettrici.

Ideona: Chissà se un giorno avremo il sito del Book Club dei viaggiatori, dove a turno potremmo scrivere la recensione del libro del mese e di un itinerario collegato. Chissà…

E con Covid?

Il Book Club non si è fermato!

Si è adeguato all’emergenza sanitaria e dopo gli incontri presso la LibLab abbiamo introdotto la modalità virtuale che continua a coinvolgerci in gran numero. Durante l’estate le ragazze della libreria hanno organizzato una bellissima serata all’aperto dove, mantenendo la distanza adeguata, abbiamo chiacchierato sotto le stelle delle letture del mese.

Se è vero che la lettura è un momento individuale dove ognuno di noi ama leggere in silenzio e in solitudine (per me è così), il Book Club continua ad essere per me un momento di aggregazione e di condivisione dove scambiare piacevoli chiacchiere, riflessioni e pensieri.

I libri del Book Club dei viaggiatori

Sono tantissimi e mi riservo di dedicare un post solo per loro. Abbiamo attraversato tutto il mondo, dall’Australia agli Stati Uniti, dal Giappone all’Europa. La maggior parte mi ha entusiasmato e mi ha fatto capire che il viaggio fisico compiuto dal protagonista in realtà è un viaggio dentro sé stessi, alla ricerca di qualcosa o qualcuno o per dare un senso alla vita.

Mi sento di menzionare uno dei primi letti di cui non ne avevo mai sentito parlare. Ad essere onesta non l’avrei neppure comprato in libreria. Invece mi è piaciuto molto. L’autore è  Christopher Morley e il titolo è “Il Parnaso ambulante. E’ la storia di Elena McGill, giovane donna di 39 anni, che vive nella fattoria di famiglia in Nuova Inghilterra. Un giorno compare in fattoria Roger Mifflin, un piccolo uomo dalla barba rossa alla guida di un Parnaso ambulante, una sorta di libreria viaggiante. Elena, frustrata della sua vita monotona e invidiosa del fratello che vuole essere “uomo di lettere”, compra il Parnaso per iniziare una nuova avventura. Inizia così a girare per le bucoliche campagne tra il Maine e la Florida con il nuovo parnaso accompagnata dal buffo Sig. Mifflin, professore e poeta per diffondere l’amore per i libri agli abitanti della zona.

Mi è piaciuto perché è un libro che parla di libri e termino con una citazione del libro:

Chiunque sappia indurre la gente di campagna a leggere qualcosa che valga la pena, rende: un vero servizio al suo paese”

Adesso, scappo perchè devo finire il prossimo libro del Book Club visto che la prossima settimana abbiamo l’incontro.

A presto,

Francesca

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Palazzo Farnese di Caprarola: il gioiello della Tuscia

Avete voglia di un itinerario insolito? Oggi vi porto in un posto bellissimo e poco conosciuto. Siamo tornati a curiosare in Tuscia, splendida regione che adoro. Abbiamo scelto la provincia di Viterbo, rimanendo a bocca aperta davanti agli splendidi murales di Sant’Angelo di Roccalvecce. Ma adesso via on the road in direzione di Caprarola!

Avevamo deciso di visitare il Palazzo Farnese di Caprarola senza immaginare che ci saremmo trovati davanti ad un gioiello dell’Italia delle Meraviglie.

Non mi sarei mai aspettata un posto così incantevole. Appena si entra nel palazzo in cima al paese, lo scenario è unico. Ci siamo trovati in un cortile alto e rotondo dove ci siamo divertiti a nascondersi dietro le colonne e, alzati gli occhi al cielo, abbiamo visto affreschi bellissimi e colorati ispirati a raffigurazioni mitologiche sia al piano terra che ai piani nobili

Fuori dalle rotte turistiche, il Palazzo Farnese a Caprarola merita una bella visita. Cosa è piaciuto a noi?

PIANTA PENTAGONALE

Nel 1530 il palazzo fu costruito su pianta pentagonale perché avrebbe dovuto ospitare una residenza fortificata per volere del cardinale Alessandro Farnese. Alla sua morte venne meno lo scopo difensivo e, pur mantenendo la pianta pentagonale, il palazzo fu trasformato dall’Architetto Vignola in una residenza rinascimentale con uno splendido cortile circolare a due piani affrescato dai maggiori pittori dell’epoca. Al posto dei bastioni angolari del progetto originale, Vignola fece costruire ampie terrazze aperte sulla campagna circostante. Caspita, che peccato non poter vedere la pianta pentagonale, visibile solo dall’alto!

Per noi è stata la prima volta vedere un edificio a pianta pentagonale. Qualcuno di voi ha visitato qualcosa del genere?

Ci siamo messi a giocare nel centro del cortile per capire l’orientamento delle sale del piano terra ma è stato veramente impossibile!

Palazzo di Caprarola

SCALA ELICOIDALE

Dal piano terra parte una scala elicoidale a pianta circolare denominata scala regia che è interamente coperta dai meravigliosi affreschi. Questa scala, che porta al piano nobile, è semplicemente spettacolare per la bellezza, la forma e la vivacità dei colori. Non avevamo mai visto una scala a chiocciola così grande!

STANZA DEL MAPPAMONDO 

Il primo piano è un susseguirsi di splendide sale affrescate ma la nostra preferita è stata senza dubbio la sala del mappamondo! Qui si raggiunge l’eccellenza. Si tratta di una delle stanze affrescate più grandi ed affascinanti del Palazzo Farnese, con un sorprendente dettaglio delle terre scoperte nella seconda metà del ‘500 offrendo un riscontro delle conoscenze geografiche dell’epoca. Nella volta una mappa celeste descrive le costellazioni attraverso personaggi mitologici. Questa sala rappresenta il generale interesse suscitato all’epoca delle grandi navigazioni e nuove conoscenze geografiche. I ragazzi hanno cercato di individuare l’Italia in ogni carta geografica!

GIARDINI

All’esterno del palazzo ci sono i giardini in stile tardo rinascimentale, realizzati con sistemi di terrazzamenti. Tra scalinate, fontane, giochi d’acqua, grotte e labirinti si passeggia attraverso un bosco per giungere ad un edificio più piccolo che fu scelto da Einaudi, durante il periodo della sua presidenza, come residenza estiva. Nei bellissimi giardini ci siamo persi, ci siamo rincorsi, abbiamo fotografato ed eravamo curiosi di vedere cosa ci fosse in cima al colle in fondo al viale.

In fondo al parco, abbiamo trovato una doppia scalinata con al centro una fontana dove abbiamo fatto rotolare una pallina. I miei boys si sono persi a giocare dentro il labirinto di siepi in basso a questo edificio ed è stato difficile portarli via!

Questo edificio, non visitabile, è la Residenza di Caccia o Palazzina del Piacere posizionata in cima al colle. Il cardinale Farnese volle far costruire un “barco per la caccia” dove pare che la caccia in realtà fosse solo un pretesto per organizzare eventi e per intrattenere gli ospiti. Questo barco divenne poi un luogo di incontri segreti.

La visita del Palazzo Farnese e dei giardini dura circa 2 ore e la consiglio a tutti.

Se siete nei dintorni di Viterbo, fate una deviazione verso Caprarola per visitare questo splendido palazzo. 

Per quali motivi?

  • è un gioiello poco fuori dai soliti itinerari turistici e ci sono pochissime persone;

 

  • il palazzo è in una posizione dominante su tutto il borgo di Caprarola e all’altezza della Residenza di Caccia di gode di una vista su tutta la campagna; 

 

  • è un gioiello dell’architettura del ‘500 e racconta tutte la potenza della famiglia Farnese;

 

  • c’è uno splendido cortile circolare dove perdervi;

 

  • per vedere le stanze magistralmente affrescate e per la scala elicoidale.

Non posso raccontarvi tutto altrimenti non andate a visitarlo!

E se andate a visitare la Tuscia, vi consiglio di visitare lo splendido borgo delle fiabe Sant’Angelo di Roccalvecce che mi è rimasto nel cuore oppure la bellissima Necropoli di Tarquinia con le sue tombe colorate.

Avete mai visitato la Tuscia?

Se ti è piaciuto questo articolo e pensi possa essere a qualcuno, condividilo con i tuoi amici.

A presto,

Francesca

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Musei per bambini: il museo di storia naturale di Firenze

Sono appassionata di musei per bambini e mi piace scegliere quelli giusti. Tempo fa avevo scritto alcuni consigli su come visitare i musei con i bambini divertendosi. Sono, infatti, convinta che quando viaggiamo con bambini al seguito, dobbiamo scegliere il museo giusto in base alla loro età, al loro limite di sopportazione, ai loro gusti e al meteo (è più facile visitare un museo se sta piovendo o se ci sono 40 gradi! Provato e testato da me). Se decidiamo di visitare musei che non coinvolgono i nostri ragazzi, la nostra visita diventerà una caccia alla via di uscita o alla prima sedia disponibile.

Abito a Firenze e per quanto sia piena di musei bellissimi, questa volta ho scelto il piccolo Museo di Storia Naturale, in Via Giorgio La Pira. Fondato nel 1775 dal Granduca Pietro Leopoldo, con i suoi 8 milioni di esemplari, è il più importante museo naturalistico italiano. E’ costituito da sei sezioni (Antropologia ed Etnologia, Botanica, Geologia e Paleontologia, Mineralogia e Litologia, Orto Botanico, Zoologia “La Specola”) e noi questa volta abbiamo visitato la sezione di Storia Naturale e Paleontologia.

Per chi si trova a Firenze ed è nei pressi di Piazza San Marco, dovrebbe fare un salto in questo piccolo museo, poco conosciuto e poco frequentato rispetto alle attrazioni più famose.

Siamo affascinati da scheletri e fossili e siamo andati perfino a Vienna a visitare il Museo di Storia Naturale per provare l’emozione di essere come nel film “Una notte al museo”. I boys, come tutti i bambini, sono attratti dalle ossa dei grandi mammiferi e visitare il Museo di storia naturale della nostra città è stata una scelta azzeccata.

Ma veniamo a noi. Il museo di Firenze ci ha accolto all’ingresso con un grande orso. Wow! Chissà cosa ci aspetta in questa visita!

Il museo è molto piccolo ed è gestito dall’Università di Firenze. E’ dedicato ai fossili di grandi mammiferi, di molluschi e di vegetali che illustrano la storia della paleontologia e sono preziosi testimoni del passato della Terra.

Nella prima sala abbiamo osservato reperti di straordinario valore scientifico e naturalistico. Qui il nostro interesse è andato sicuramente all’esposizione degli scheletri di grandi proboscidati: tra cui un mastodonte dalle lunghe zanne e di corporatura tozza, e un grande elefante adulto alto quattro metri.

Abbiamo conosciuto così il mastodonte Pippo e i mammut Marta, Linda e Pietro, veramente impressionanti. Pietro in particolare è alto 4 metri, ha uno scheletro completo ed essendo ben esposto al centro della sala, stupisce chiunque.

Abbiamo visto anche altri scheletri: di leone delle caverne, di leopardo, di tigre dai denti a sciabola vissuti milioni di anni fa in Toscana quando il suo territorio era una savana.

Sono esposti anche gli scheletri di sirenidi, grandi mammiferi acquatici, lontani parenti degli elefanti e progenitori dei Dugongidi e dei Lamantini ancora presenti nell’oceano Atlantico e in quello Indiano.

Mi è piaciuta molto anche l’esposizione dei fossili divisa per zona geografica di ritrovamento. La maggior parte illustra la fauna dell’Italia preistorica proveniente da raccolte granducali, contenente reperti di grande importanza ritrovati in Maremma, nel Valdarno e nella zona di Pisa che risalgono a epoche antiche come il Triassico, Mesozoico e Miocene.

C’è anche una raccolta di fossili ritrovati a Lyme Regis nel Dorset e subito la mia fantasia è volata alla “Cacciatrice di fossili”, libro che ho letto durante il lockdown e che consiglio ai ragazzi dai 12 anni (anche agli adulti!). La protagonista Mary Anning è stata una giovane donna che, grazie ai suoi ritrovamenti proprio a Lyme Regis e sulla Jurassic Coast, ha contribuito alla storia della paleontologia.

Un’intera sala è dedicata al cavallo che circa 55 milioni di anni fa aveva le dimensioni di un cane di media statura e aveva le zampe con 5 dita al posto degli zoccoli. L’allestimento permette di vedere e comprendere l’evoluzione avvenuta per questo splendido animale.

Infine si arriva alla sala della balena, molto più moderna e interattiva rispetto alle altre sale, in cui attraverso luci e suoni hanno ricreato il fondo marino dove è distesa la balena fossile lunga 10 metri. Questo imponente fossile di balena è stato rinvenuto proprio in Toscana, a Orciano Pisano solo nel 2007 ed è stato oggetto di numerosi studi e attività di restauro.

Questa sala ci è piaciuta un sacco! Il lungo scheletro è adagiato sul pavimento ed è illuminato da piccole luci, mentre sul soffitto sono proiettati pesci che nuotano.

Questa balena nuotava tre milioni di anni fa nel mare pliocenico che si estendeva in gran parte della Toscana. La sua decomposizione aveva creato un florido ecosistema attirando mammiferi, pesci e invertebrati di cui sono stati ritrovati i fossili di vari tipi.

Mi viene da sorridere al pensiero che questa balena sia stata scoperta solo nel 2007, per caso, a Orciano Pisano, in un campo coltivato, alla profondità di appena 50 cm.

Il mare pliocenico, in cui nuotava tre milioni di anni fa la balena, si estendeva per buona parte della Toscana e le argille grigio-azzurre di Orciano sono note da due secoli per il ricco materiale fossile, in gran parte già conservato nel museo di storia naturale. I paleontologi dell’Ateneo fiorentino hanno studiato e restaurato tutti i reperti fossili di animali che per lungo tempo hanno ricavato risorse energetiche dalla decomposizione della carcassa della balena.

Per questo, infatti, sono confluiti in questo museo i ritrovamenti dal territorio del granducato.

CONSIGLIO UNA VISITA AL MUSEO DI STORIA NATURALE DI FIRENZE PERCHE’:

  • Per vedere le espressioni dei vostri figli, alti poco più di un metro, di fronte a un gigantesco scheletro di mammut;
  • Per volare con la fantasia di fronte a quegli scheletri dalle forme bizzarre o a fossili di chissà quale animale;
  • Perché è un museo che andrebbe valorizzato e pubblicizzato maggiormente, e merita assolutamente una visita.
  • Perché il biglietto costa solo 6,50 euro per tutta la famiglia (2 adulti + 2 bambini.)

Siamo molto interessati ai fossili. Qualcuno sa indicarmi le zone dove poter scavare con i miei ragazzi e provare a scoprire qualcosa?

Avete da consigliare altri musei di storia naturale imperdibili per ragazzi?

A presto,

Francesca

 

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Il Museo di Storia Naturale di Calci nei dintorni di Pisa

 

Musei sono luoghi di relax e ispirazione. E, soprattutto, sono luoghi di autenticità. Viviamo in un mondo di riproduzioni e gli oggetti nei musei sono reali. I musei sono un modo per allontanarsi dal sovraccarico della tecnologia digitale.
(Thomas P. Campbell)

Bagno Vignoni: una vasca d’acqua al posto della piazza

Abito in una regione meravigliosa e ogni giorno ne ho la conferma. Per festeggiare la fine del lockdown, siamo partiti per la Val d’Orcia, direzione Civitella Paganico per la nostra avventura sulla casa sull’albero.

Abbiamo deviato per Bagno Vignoni, uno dei borghi più belli d’Italia famoso per avere una vasca d’acqua rettangolare al posto della piazza.

Bagno Vignoni è una piccola perla assolutamente da vedere. Si parcheggia la macchina fuori dal paese e si percorrono le poche stradine a piedi per arrivare in Piazza delle Sorgenti.

Al posto della classica piazza c’è una grande vasca rettangolare. Incredibile! Questa piscina di origine cinquecentesca ha acqua termale a 50°, dove in passato hanno fatto il bagno, illustri personaggi come Caterina de’ Medici e il Papa Pio II Piccolomini.

Qui il tempo si è fermato. In passato Bagno Vignoni era una famosa stazione fermale dove si poteva fare il bagno fino al 1978. Adesso il borgo si concentra tutto intorno alla grande vasca di acqua solforosa circondata da un grazioso porticato e da case medievali. Ci siamo messi a pensare a quante persone hanno trovato giovamento in quelle acque termali avendo splendida vista.

Si prova una sensazione di pace a passeggiare intorno alla vasca termale nel silenzio e in un’atmosfera magica. C’è una grande quiete e sicuramente in autunno all’ora del tramonto, l’acqua che sgorga naturale dal sottosuolo formando una leggera nebbia rende magico lo scenario. Bisogna ritornare a ottobre.

Mi è poi venuta in mente la scena del film “Al lupo al lupo” girato qui nel 1992 quando Francesca Neri, Carlo Verdone e Sergio Rubini fanno il bagno nell’acqua bollente di questa vasca facendosi confidenze personali. Avrei avuto voglia di tuffarmi anch’io e avere benefici di quell’acqua meravigliosa!

Che cosa vedere

Dalla vasca centrale, le acque vanno poi in direzione di una ripida scarpata che porta al Parco naturale dei Mulini.

Questo parco, che si trova a pochi metri da Piazza delle Sorgenti, è composto di quattro mulini medievali scavati nella roccia e rimasti in uso fino agli anni 50: il mulino di sopra, il mulino buca, il mulino di mezzo e il mulino da piedi.

Questi mulini si trovano in una posizione strategica, usufruendo dell’afflusso costante di acqua termale e servivano per l’economia locale anche in estate visto che la sorgente d’acqua poteva rifornirli tutto l’anno. A oggi si possono vedere tre mulini con le macine, le vasche di accumulo, condotti e i gorelli, piccoli corsi d’acqua termale. In questi ruscelli l’acqua è davvero limpida e caldissima ed è stato divertente immergerci i piedi e rilassarsi un po’.

Purtroppo c’è un po’ di degrado in questo parco, ma vale la pena visitarlo per godersi il panorama su Rocca d’Orcia, il piccolo borgo sulla collina di fronte che merita una visita.

Che cosa comprare

Andare assolutamente a vedere Librorcia, un incanto nell’incanto. A pochi metri dalla vasca centrale, in Via delle Sorgenti n. 38, sono rimasta incuriosita dalle scalette che indicavano una libreria. Senza alcuna esitazione, mi sono trovata in un posto magico. La libreria è all’interno di una casa colonica con travi a vista e ogni dettaglio è ben curato. C’è un’ottima selezione dei libri, in particolar modo di quelli illustrati. Ero felicissima di essere in un posto così bello, dove si respira un’atmosfera fuori da ogni schema con un arredamento che ti fa sentire a casa di amici. Abbiamo comprato dei libri, segnalibri e un gioco in scatola.

Dove mangiare

Dietro la vasca centrale, c’è Piazza del Moretto, una bella piazzetta davanti all’antico stabilimenti termale Santa Caterina, ormai chiuso da qualche tempo. Qui abbiamo trovato la Bottega di Cacio (Piazza de Moretto, n.31) dove pranzare sotto gli alberi. Siamo rimasti incantati dalla disponibilità del titolare, dalle varietà di salumi, di formaggi e di birre artigianali. I miei uomini hanno scelto un tagliere di salumi, mentre io ho preferito un assortimento di formaggi e tomini alle erbe aromatiche. Il tutto accompagnato dal proprietario che spiega ciò che ti sta versando (vino) e ponendo nel piatto (cibo) e raccontandoci anche un po’ della sua vita. Ci siamo gustati i nostri i nostri taglieri nel bel giardino all’ombra. Consigliato!

Se siete amanti delle terme, questa zona è ricca di stabilimenti per ogni gusto e tasche. Noi abbiamo provato le terme di Sorano con i bambini che vi consiglio soprattutto in inverno.

Se avete voglia di scoprire i piccoli borghi ancora con pochi turisti in una delle zone più belle del mondo (sono di parte), vi consiglio una visita a Bagno Vignoni, una perla dove si respira un’atmosfera magica e da fiaba.

Buona strada,

Francesca

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Dormire in una casa sull’albero è il sogno di ogni bambino. Ed io ho voluto risvegliare la bambina che c’è in me. Ho fatto una lunga ricerca per una struttura che accettasse i bambini e che fosse nell’Italia centrale. Sono incuriosita dalle strutture strane dove dormire e se vi ricordate, la scorsa estate sono volata con i boys in Scozia pur di dormire in una botte di legno!!

Con grande sorpresa, ho trovato il Glampig Il Sole a Civitella Paganico (GR) nella splendida Maremma.

 

Qui ci ha accolto Eleonora che con grande entusiasmo e tenacia ha costruito tre strutture speciali per i suoi ospiti in cerca di una vera esperienza outdoor. In quest’agricamping, ci sono la casa sull’albero, la yurta relax e la cupola geodetica, tutte distanti tra loro per garantire riservatezza e silenzio.

Nonostante il tempo sia stato abbastanza brutto, io ho vissuto due giorni bellissimi e spero di tornare a provare un nuovo alloggio.

Ma partiamo dall’inizio.

Cos’è il glamping?

E’ definito come campeggio in tende di lusso. Per me è un’esperienza in strutture speciali sotto le stelle, fuori dagli schemi, dove è garantito un certo livello di comodità. Potrei chiamarlo un albergo sotto le stelle a contatto con la natura.

A oggi il glamping è un’unione della comodità di una struttura tradizionale, del contatto con la natura e di un basso impatto ambientale. Si tratta, infatti, di una forma di eco turismo, dove si utilizzano i principi della bio architettura, tessuti di cotone bio, materiali di recupero e spesso i cibi sono preparati con i prodotti della fattoria principale.

Quali sono gli alloggi al Glamping Il Sole?

  • Yurta relax: si trova accanto alla fattoria principale ed è la tipica costruzione circolare usata dai nomadi in Mongolia. Ci sono un letto matrimoniale, un divano letto e un’amaca;
  • Cupola geodetica: costruita sopra una collina distante dalla fattoria, ha una parete completamente trasparente per vivere le emozioni di una notte all’aria aperta, distesi in completo relax. Ha un letto matrimoniale e un divano letto;
  • Casa sull’albero: realizzata su una grande quercia su cui si accede attraverso una scala. Arrivati su, ci sono un terrazzo con un lettino, un tavolo e due sgabelli per gustarsi un aperitivo con vista sulla vallata. La casetta è composta dalla camera con un letto matrimoniale e un letto singolo. Il bagno è realizzato in legno con doccia e wc chimico. C’è spazio anche per un guardaroba/armadio con frigo e attaccapanni.

Cupola geodetica al glamping Il sole

I tre alloggi hanno tutti il bagno privato e sono arredati con cura. Gli ospiti hanno a disposizione una serie di comfort come il camino attaccato alla parete, olii essenziali, candele, incensi e tisane per rendere speciale la nostra permanenza.

All’esterno di ogni struttura ci sono un’area relax con tavolo, sedie, lettino e l’area barbecue per un bivacco sotto le stelle.

Dopo la notte sulla casa sull’albero, ci siamo svegliati contenti. La mancanza di tende sulla vetrata principale ci ha permesso di vedere la bellissima vallata davanti a noi. Per non farci mancare niente, la mattina presto abbiamo fatto anche il bagno nella Hot Tube, una tinozza in larice con acqua riscaldata usufruibile anche in notturna, con un calice di vino immersi nella splendida campagna toscana.

Hot tube al glamping Il Sole

Perché scegliere il Glamping Il Sole con i vostri bambini?

  • è un campeggio fuori dagli schemi;
  • qui c’è una delle poche case sull’albero che accetta i bambini;
  •  si trova nelle colline maremmane in mezzo ad un’atmosfera di tranquillità e silenzio;
  • i bambini possono giocare in assoluta libertà;
  • i bambini hanno la possibilità di vedere i tanti animali (pecore, cavalli, bufali, oche) o di fare escursioni in quad 4X4 sulle colline maremmane;
  • il glamping si trova in una zona bellissima, vicino a Bagno Vignoni, Montalcino, le terme di Petriolo, le terme di Saturnia, il Mulino Bianco (quello dove è stato girato lo spot degli anni 90!!) e tutte le meraviglie della Maremma;
  • è una vacanza alternativa dove ci si sveglia in mezzo agli alberi.

Questo glamping mi è piaciuto perché tutte le strutture sono ecosostenibili poiché realizzate di legno e materiali di recupero. I prodotti per la pulizia sono ecologici e ci sono pannelli solari per l’acqua calda.

E per finire, il cibo è a centimetri zero con prodotti raccolti dal loro orto e formaggi fatti con il latte delle loro 500 pecore!

Chi di voi ha dormito sulla casa sull’albero? In una yurta? E in una cupola geodetica?

Buona avventura,

Francesca

 

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Alla scoperta delle mummie di Urbania

Attenzione! Da non leggere se siete facilmente impressionabili.

Nulla vi spaventa? Allora venite con me  a Urbania.

Di ritorno dalla splendida gita alle Gole del Furlo nelle Marche, ci siamo fermati a Urbania. Passeggiando per le vie del centro ci siamo imbattuti nella Chiesa dei morti (Cappella Cola) e spinti dalla curiosità, siamo entrati. Questa piccola chiesetta risale al XIV secolo e custodisce 18 corpi mummificati perfettamente conservati. La visita è stata incredibile e veramente sorprendente.

La Chiesa dei Morti, ornata da uno splendido portale gotico, conserva al suo interno il “Cimitero delle Mummie”. La parola “mummia” ha subito evocato i ricordi della splendida visita al Museo Egizio di Torino ma questa volta gli Egiziani non c’entravano niente! Appena entrati, la nostra attenzione è stata catturata dalle famose mummie e dai tantissimi teschi sopra di noi, di cui grazie ai racconti del custode abbiamo imparato i fatti curiosi delle loro vite.

I bambini erano molto incuriositi dai teschi e cercavano di capire chi fossero quelli strani personaggi mummificati.

Il cimitero delle mummie a Urbania

Ma perché le mummie sono proprio qui?

Nel 1500 fu istituita a Urbania la Confraternita della Morte che si occupava del trasporto dei cadaveri che venivano sepolti nel giardino delle chiese. Quando poi nel 1800 l’editto napoleonico impose di creare cimiteri fuori dai centri abitati, s’iniziò a scavare nel giardino della Cappella Cola convinti di trovare mucchi di ossa. Furono invece trovati, oltre alle ossa anche scheletri, teschi e mummie che, per la volontà del Priore Piccini furono lasciate presso la cappella per essere studiate. Fu così che dietro l’altare maggiore, il priore creò il cimitero delle mummie, una cripta semicircolare, dove i 18 corpi furono riposti in teche di vetro.

Perché le mummie sono così ben conservate?

Il Priore Piccini dedicò gli ultimi anni della sua vita a studiare le mummie e formulare ipotesi, non prendendo mai in considerazione l’ipotesi della mummificazione naturale. Gli anni successivi invece dimostrarono che i corpi furono sepolti in un terreno che provocò la disidratazione dei tessuti. La presenza di muschi, funghi e lieviti naturali, insieme a correnti d’aria, permise la creazione di una pellicola protettiva sui corpi.

Questa mummificazione, alquanto curiosa e un po’ misteriosa, fu un fenomeno molto raro che permettesse di capire com’era avvenuta la morte di ogni corpo.

Teschi nella chiesa dei morti a Urbania

Che cosa sappiamo delle mummie?

Il custode ci ha intrattenuto raccontandoci tutte le curiosità delle 18 mummie.

Al centro dell’esposizione è collocata la mummia del Priore Piccini, riconoscibile dagli abiti della Confraternita della Morte. Al suo fianco ci sono la moglie e il figlio che però, sono stati mummificati artificialmente. Il custode con piacere ci ha raccontato le incredibili vicende di tutti i personaggi mummificati: dalla donna morta di parto cesareo, a un giovane accoltellato durante una veglia danzante il cui cuore essiccato e trafitto dal pugnale è parte dell’esposizione, all’impiccato e alla malcapitata vittima di una sepoltura prematura dopo essere stato colto da morte apparente.

Ci è piaciuto perché:

 

  • E’ stata una sorpresa entrare in questa cripta silenziosa ed essere avvolti da racconti così affascinanti, che alla fine ci sembrava di conoscere tutte le mummie;
  • Sembra che le mummie di Urbania accolgono il visitatore ognuna con la sua storia da raccontare;
  • Questo è uno dei quei posti che non ti aspetti. In un paesino dove molti non si fermerebbero neppure, c’è questa piccola chiesa considerata dalle tv straniere una delle maggiori attrazioni scientifiche in Italia;
  • Il custode racconta con tanta passione la storia di tutti gli esemplari esposti. E’ stato un piacere ascoltarlo;
  • Si tratta di 18 corpi di comuni mortali e non di personaggi influenti dell’epoca. Si è data importanza al fenomeno scientifico, indipendente dallo stato sociale delle persone mummificate;
  • Bisogna aprire la mente e rimanere piacevolmente sorpresi di come la natura faccia cose incredibili;
  • L’ingresso costa solo 2 euro per rendere accessibile a tutti la visita. Andate!

La visita alla Cappella dei Morti di Urbania è veramente qualcosa di particolare: un luogo, dove sono esposte le mummie di persone seppellite, conservatesi perfettamente grazie ad un fungo.

La spiegazione è affascinante per merito di un signore che trasmette molta passione e interesse per quello che fa. Se siete interessati, qui trovate tutte le informazioni per organizzare la vostra visita.

Non adatta alle persone impressionabili!

E voi dove avete visto mummie e teschi?

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A presto,

Francesca

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Perché visitare Sant’ Angelo di Roccalvecce, il paese delle fiabe

Mi piacciono i murales, mi piace il colore e apprezzo la bravura e il coraggio di artisti che si arrampicano lungo i muri per disegnare il loro messaggio colorato per il mondo.

Dopo l’incredibile Dozza, questa volta ho portato tutti i miei boys a Sant’Angelo di Roccalvecce, piccolo paese delle fiabe in Tuscia, bellissima zona nell’alto Lazio.

Se viaggiate con bambini al seguito, questa tappa non può mancare nella visita di questa zona.

Perché portare i vostri bambini a Sant’Angelo di Roccalvecce?

Per salvare Sant’Angelo di Roccalvecce, piccolo paese di 100 anime in provincia di Viterbo, gli abitanti si sono inventati il progetto di renderlo il paese delle fiabe. Hanno contattato artiste (solo donne..oh yeah!) con esperienza nella Street Art che hanno realizzato per adesso circa 20 splendidi murales tutti ispirati alle fiabe più famose.

Sant’Angelo è diventato così il paese delle dame artiste e ogni anno attira tanti turisti salvandolo così dallo spopolamento.

Si parcheggia nell’unica piazzetta in cima al paese e si scende per le vie del borgo ad ammirare le bellissime opere disposte sulle facciate delle case.

Sant'Angelo di Roccalvecce: il paese delle fiabe

Si possono ammirare i murales di Alice nel Paese delle Meraviglie, Il Piccolo principe, Pinocchio, Hansel e Gretel, Il libro della Giungla, I musicanti di Brema, La Piccola fiammiferaia, Peter Pan, La fabbrica di cioccolato, Raperonzolo, Ali Babà e i 40 ladroni, La Spada della Roccia, Sancho Panza, i Troll, i sette nani e altre ancora. Per continuare ad abbellire i muri delle case, ci sono anche delle mattonelle di terracotta con Star Wars, Il grinch, Peter Pan e Raperonzolo.

Camminando per le stradine del paese, ogni angolo nasconde una pittura diversa che rappresenta una fiaba. Ogni murales è fatto veramente bene ed è facile immergerci nell’atmosfera fiabesca che queste opere trasmettono.

I bambini si divertivano a riconoscere la fiaba e tutti i particolari disegnati facendo anche delle correzioni!  C’è anche il bassorilievo del nano Brontolo cui dobbiamo strofinargli il naso come porta fortuna.

Il paese è piccolissimo e si sta attrezzando per favorire l’accoglienza turistica. Ci sono due B&B e un fantastico forno pasticceria dei Fratelli Oddo che addirittura ha fatto realizzare il murales “Pinocchio nel paese dei balocchi”. Qui abbiamo gustato ottime varietà di pizza, focaccia e dolci tipici buonissimo. Vi consiglio una sosta qui!

Perché deve vedere proprio Sant’Angelo di Roccalvecce?

 

  • Perché è fuori dagli itinerari turistici (chi viene in questa zona visita Civita di Bagnoregio);
  • Perché è un paese sconosciuto ma molto ospitale e accogliente;
  • Perché gli abitanti si sono autofinanziati per pagare le artiste di queste opere
  • Perché le artiste sono solo donne;
  • Perché appena arrivi qua e t’immergi in un’atmosfera fiabesca, leggendaria e colorata. Le fiabe sono coinvolgenti e scaldano il cuore di chiunque;
  • Perché la bellezza di questi muri è a impatto zero. Non c’è alcuna costruzione ma solo tanto colore e bellezza.

Perché mi piacciono i murales (e piaceranno anche a voi):

  • Perché contengono dei messaggi;
  • Perché sono gratuiti, sempre aperti e puoi vederli quando vuoi;
  • Perché rendono più belli i muri delle case;
  • Perché spesso sono in piccoli borghi e servono per attirare il turismo;
  • Perché possiamo fare mille fotografie senza dare fastidio a nessuno;
  • Perché tutto quel colore mette di buon umore.

Vi bastano questi motivi?

Allora saltate in auto e andate a Sant’Angelo di Roccalvecce, piccolo gioiello sconosciuto assolutamente da vedere.

Grazie alla mia passione per i murales, ho visto Dozza e Sant’Angelo di Roccalvecce.

Mi hanno parlato di Orgosolo (NU), Acquapendente (VT) e Borgo San Giuliano (RN).

Ce ne sono altri?

Avete visto qualche borgo decorato con murales? Devo assolutamente saperlo.

Grazie per aver letto fin qui.

A presto,

Francesca

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Visita a Pistoia Sotterranea

Sono fiorentina e ho sempre snobbato Pistoia pur sapendo che ha tanto da offrire in termini artistici e naturalisti. Questa volta ho voluto visitare Pistoia sotterranea con i bambini, per mostrare che anche città considerate minori e fuori dai circuiti turistici più famosi hanno dei tesori da far conoscere e che non hanno niente da invidiare alle altre città della Toscana.

Ho spiegato ai bambini che avrebbero visto la città di Pistoia da un altro punto di vista. Invece che visitarla da sopra, l’avremmo vista da sotto. E loro mi hanno subito chiesto: ” Sarà come Narni sotterranea?”. Non so se sarà come Narni, ma sicuramente ci racconteranno cosa accadeva sotto questi palazzi e queste strade, lontano da tutto”.

L’accesso a Pistoia sotterranea (visitabile solo con visita guidata) è in Piazza Giovanni XXIII sotto il loggiato dell’Ospedale del Ceppo, dove sulla facciata sono raffigurate splendide maioliche. Peccato che la guida non abbia speso due parole per raccontarci lo splendido fregio con medaglioni realizzati in terracotta dipinta da Della Robbia.

La visita inizia dalla parte più insolita: il piccolo teatrino anatomico, molto originale per le decorazioni. Nel 1700 l’ospedale decise di creare una scuola di anatomia e in questa sala a forma di anfiteatro, si svolgevano le lezioni di anatomia fino alla fine del 1800. Gli studenti potevano eseguire le autopsie sul tavolo anatomico nel mezzo della sala sotto gli occhi del professore e degli studenti che non potevano essere più di 15. Pare che sia la sala anatomica più piccola del mondo e i bambini si sono divertiti a occupare posto negli spazi riservati agli studenti.

Tutti i ferri e gli strumenti utilizzati all’epoca sono esposti al Museo dei Ferri Chirurgici che si trova nel loggiato dell’Ospedale del Ceppo. Si tratta di un’esposizione di circa 270 attrezzi chirurgici per ortopedia, ostetricia e ginecologia.

Poi siamo scesi nei sotterranei, pronti per andare sotto terra!

A questo punto inizia la passeggiata nei sotterranei che passano per un tratto sotto il vecchio ospedale e si svolge lungo il corso del fiume Brana, in seguito ridotto a gora, dove tra gli argini hanno costruito ponti per poi sviluppare la città. Il percorso è di circa 650 metri e si articola sotto il vecchio ospedale. Mentre camminiamo, è possibile ammirare dei buchi sulle volte (chiamati butti) da dove i vari reparti dell’ospedale buttavano i rifiuti. Si possono vedere, infatti, dei pezzi di ampolle, brocche, piatti che erano dati ai pazienti dell’epoca. L’acqua del fiume, inquinata per i rifiuti ospedalieri, è stata la causa di tante epidemie della popolazione.

E’ stato piacevole camminare nel corridoio sotto una volta a mattoncini rossi, ascoltando la spiegazione della guida sulla storia e l’evoluzione dell’ospedale. I bambini si sono divertiti a guardare i pannelli esplicativi e i manichini raffiguranti i pellegrini che venivano per chiedere ospitalità all’ospedale.

Curiosità: esiste un legame tra Pistoia e Santiago di Compostela. Oltre a condividere il culto di San Jacopo (patrono della città toscana), entrambe le città sono mete di pellegrinaggi. Pistoia è divenuta meta dei pellegrini, che percorrendo la via Francigena, venivano per venerare il culto di San Jacopo. Da notare che sul fregio dell’Ospedale del Ceppo c’è anche una terracotta colorata dedicata ai pellegrini.

Nei sotterranei, abbiamo visto anche il frantoio usato all’epoca per la produzione di olio e medicine naturali, un pezzo di mulino battiferro, reperti storici, un ponte romano e gli antichi lavatoi che furono poi sostituiti solo il secolo scorso da nuovi in superficie. Sotto Via del Frantoio abbiamo visto parti di una ruota cinquecentesca di un mulino.

E’ stato come camminare nel ventre della città, senza fretta e con la possibilità di fermarsi a scattare fotografie con calma.

Pistoia Sotterranea: che cosa avrei voluto…

Il percorso nei sotterranei è stato troppo corto. Sarebbe stato bello continuare a scoprire altre cose.

Il prezzo del biglietto 10 euro a persona (30 euro per famiglia -2 adulti e 2 bambini sopra i 6 anni) è francamente troppo alto.

Se siete a Pistoia, mettete comunque in programma la visita ai sotterranei e al Museo dei Ferri Chirurgici con entrata proprio sotto il loggiato dell’Ospedale Del Ceppo, dove si trova la biglietteria di Pistoia Sotterranea.

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A presto,

Francesca

 

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La cacciatrice di fossili: una giovane donna che ha contribuito alla storia della scienza

Oggi vi porto nel Sud dell’Inghilterra, lungo la Jurassic Coast. La conoscete?

Autore: Annalisa Strada

Titolo: La cacciatrice di fossili

All’inizio del 1800 Mary Anning è una bambina di umili origini che vive sulla costa inglese del Dorset, e trascorre il tempo insieme al padre, povero falegname, a cercare i fossili lungo le scogliere. Mary si appassiona subito alla ricerca di queste strane pietre e, pur non avendo alcuna istruzione in campo scientifico o geologico, trascorse gli anni a cercare, estrarre e identificare i fossili che poi vendeva ai turisti per aiutare la famiglia in difficoltà.

Nonostante fosse molto pericoloso Mary continuava a scavare alla base delle scogliere instabili che durante l’inverno riportavano alla luce parecchie pietre. Con la stagione piovosa, le frane e smottamenti insieme alle maree, regalavano a Mary resti preistorici celati per millenni dentro le rocce, che lei puliva, studiava per giorni annotando tutti i dettagli e provando a disegnarli. La sua bravura nel ricostruire gli scheletri, l’ha resa famosa.

Nel 1811 scoprì il cranio di un ittiosauro e successivamente lo scheletro di 5 metri di lunghezza.  Questo importante reperto fu venduto a un aristocratico locale e in seguito al British Museum senza fare alcun riferimento alla scoperta di Mary.

Purtroppo nella società di allora, alle donne non era consentito votare né partecipare alle associazioni culturali o scientifiche. Tutti ignoravano la bravura di Mary che non aveva solo la tenacia di scavare e intuire la presenza di qualche reperto tra le tante rocce, ma acquisì una grande cultura scientifica di anatomia di rettili e pesci coltivata negli anni con letture di articoli scientifici. Lei era in grado di disegnare le sagome di rettili grazie alle conoscenze acquisite nel corso degli anni, dimostrando una grande cultura in ambito paleontologico.

Nel 1820 Mary trovo’ lo scheletro di plesiosauro e 1828 scopre un pterosauro. Riuscì così ad attirare l’attenzione d’importanti istituzioni scientifiche londinesi, ma Mary era una donna, poco istruita, senza un marito e non ottenne mai riconoscimenti importanti. Solo dopo la sua morte, avvenuta all’età di 47 anni, finalmente fu riconosciuto il suo grande contributo alla paleontologia. Mary stava per «insegnare qualcosa a scienziati che stavano segnando il corso della storia». Solo dieci anni fa Mary Anning è stata annoverata come una delle dieci donne inglesi che hanno contribuito alla storia della scienza.

COSA MI E’ PIACIUTO

  • Mi è piaciuta la protagonista che, disinteressandosi dei pettegolezzi del villaggio per essere ancora senza marito, continua a coltivare la sua passione, trascorrendo tutto il suo tempo tra le scogliere sotto casa cercando di intuire dove scavare.
  • Con il suo tenace lavoro ha contribuito in modo decisivo a ricostruire la vita nei mari preistorici e scoprì alcuni dei più importanti dinosauri. La storia e la scienza dovrebbero ringraziarla.
  • Mary fu molto caparbia nel leggere articoli di giornali scientifici, documentarsi e farsi una cultura di geologia e paleontologia.

CURIOSITA’

A 15 mesi Mary, mentre era in braccio a una donna, si riparò sotto un albero che fu colpito da un fulmine. Lei fu l’unica a sopravvivere tra un gruppetto di donne.

LO CONSIGLIO PERCHE’

E’ un’appassionante lettura che racconta la vita di una studentessa autodidatta che, prima bambina, poi ragazza, poi donna ha delle intuizioni straordinarie nonostante le umili origini e la mancanza d’istruzione. Si può solo ammirarla!

E’ un libro raccontato con semplicità, adatto per ragazzi dai 12 anni e impreziosito dalle illustrazioni di Daniela Tieni che raffigura Mary come un personaggio reale e ben delineato.

E ora ditemi:

Chi di voi non è affascinato dal fantastico mondo dei fossili?

Chi di voi non vorrebbe rifugiarsi in qualche cottage sulla baia della Jurassic coast e giocare con l’alta e bassa marea?

Chi di voi non subisce il fascino delle scogliere?

Avete letto la biografia di qualche scienziata che ha contribuito a importanti scoperte?

Grazie per aver letto fin qui

A presto

Francesca

 

Allo stesso modo che gli strati della terra conservano le serie degli esseri viventi delle epoche passate; così gli scaffali delle biblioteche conservano le serie degli errori del passato e le loro esposizioni, che, come quegli esseri, ai loro tempi, erano quanto mai vivi e facevano molto rumore, ora invece stanno rigidi e pietrificati, là dove soltanto il paleontologo letterario li esamina. (Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, 1851)