Cosa vedere a Edimburgo in un giorno con bambini

Premesso che per Edimburgo ci vorrebbero almeno tre giorni, ma sulla scia di una delle mie tante decisioni d’impulso, abbiamo prenotato all’ultimo momento una settimana per visitare un po’ di Scozia.

Edimburgo ci ha affascinato talmente tanto che ammetto che sia stato un peccato starci un unico giorno. Ci torneremo!

Queste sono le cose che abbiamo fatto a Edimburgo con i bambini in un giorno:

  • Iniziare la giornata con la visita al Castello di Edimburgo
  • Visitare la Camera Oscura
  • Passeggiare per il Royal Mile
  • Giocare al parco giochi di West Princess Gardens
  • Fare un salto da Armchair Books
  • Giocare a pallone davanti a The Usher Hall

 

Castello

Appena arrivati su Princess Street, ci siamo subito messi in cammino in salita verso il Castello di Edimburgo, così imponente e maestoso a dominare tutta la città. Purtroppo la fila era troppo lunga e non siamo entrati. Dovete comprare i biglietti on line!

Cosa ci potevano aspettare ad agosto nel pieno del Festival delle arti e della musica?

Quando si arriva qua sopra, si avverte la presenza di questa enorme fortezza che sovrasta tutta la città e da cui si può avere una vista mozzafiato.

Durante la giornata abbiamo potuto ammirare il castello in diversi punti della città. Peccato davvero non averlo visitato.

Castello di Edimburgo

 

Camera Obscura

Adiacente al Castello di Edimburgo, lungo il Roytal Mile, c’è la Camera Obscura, un palazzo diviso in 5 piani dove è possibile osservare tante illusioni ottiche e giochi di luce. L’insieme è uno spazio ristretto ma ben organizzato. Le attrazioni ricordano quelle di un museo della scienza arricchite con mostre interattive tattili, giochi enigmistici e incredibili illusioni ottiche, come la stanza dell’ingrandimento e del rimpicciolimento di adulti e bambini.

Incredibile anche il labirinto di specchi dove, armati di guanti per non lasciare impronte, dovevamo trovare la via di uscita.

Ci siamo divertiti anche a vedere le nostre immagini con la sovrapposizione dei visi ingranditi!

All’ultimo piano del palazzo c’è una terrazza, dove si può avere un panorama mozzafiato sull’intera città. Ci sembrava di toccare il Castello. Molto divertente a questo piano è la camera oscura dove, grazie a un gioco di specchi è possibile spiare la vita all’esterno. Avevamo già visto una camera ottica molto simile alla Rocca di Fontanellato vicino Parma e ai bambini è piaciuto osservare cosa accadeva in città, rimanendo invisibili a tutti. Eravamo dei super eroi curiosoni.

Da visitare assolutamente se si viaggia con bambini!

Royal Mile

Il Royal Mile è l’asse principale della storica Old Town di Edimburgo. Porta al Castello ed è posta al centro di una lunga dorsale da cui si scende di livello attraverso strade acciottolate o caratteristici percorsi pedonali che partono direttamente dagli edifici tramite aperture simili a piccoli vicoli (i cosiddetti Closes). Durante questa passeggiata si possono ammirare delle belle le costruzioni in pietra tra cui la cattedrale di Saint Giles.

La via è sempre molto affollata e spesso siamo accompagnati dal suono di una cornamusa che suona da qualche parte.

Passare per Royal Mile durante il Festival che si tiene ogni mese di agosto, è una vera e propria esperienza di vita. Non c’è un centimetro che non sia affollato. C’è un sacco di gente che si esibisce, persone che offrono attrazioni di ogni genere con contenuti religiosi, politici, culturali e artistici. I bambini erano imbambolati da tanto colore e stranezze. E’ una manifestazione gratuita che attrae milioni di turisti a vedere gli spettacoli di artisti emergenti o diverse forme di arte.

Cabine al Castello di Edimburgo

Princess Street Gardens

Questi giardini si trovano nel centro della città e uniscono l’Old Town con la New Town.

E’ un vero e proprio polmone verde di Edimburgo in pieno centro della città. Ci siamo rilassati, abbiamo fatto un pic nic accanto all’imponente fontana e abbiamo giocato al parco giochi.

Avevamo bisogno di un po’ di relax dopo la scarpinata al castello.

 

Sono giardini puliti ben tenuti con una comoda area pic nic, un ristorante e tante panchine.

Credo che una sosta divertente sia fondamentale per ricompensare i bambini dopo le ore di concentrazione alla Camera Obscura.

Armchair Books

Prima di partire per la Scozia, avevo ammesso di essere innamorata delle librerie antiche. Come sapete, adoro tutto ciò che è di carta. Un libro antico ha un profumo di storia, di vissuto cui non si può rimanere impassibili. Avevo rotto le scatole ai miei boys che avrei voluto visitare questa piccola libreria di seconda mano a Edimburgo. E così, tra una lamentela e l’altra, sono riuscita a trascinarli da Armchair Books in West Port, una via poco frequentata da turisti. Si tratta di un piccolo bookshop che vende e compra libri di seconda mano e famosa per avere collezioni precedenti agli anni ’50.

Appena entrata ho iniziato a respirare l’odore di carta ingiallita e vissuta di cui vi avevo già parlato. Lo adoro! Qui ho avuto la sensazione di trovarmi tra centinaia e centinaia di libri di seconda mano stipati nei mille scaffali in attesa di nuovi lettori. E allora, in quel corridoio di legno ricoperto dai tappeti, mi sono messa a sfogliare i tanti volumi alla ricerca di tesori nascosti.

Questa piccola libreria mi ha offerto la possibilità di nascondermi per un po’lontano dalle strade trafficate e passare del tempo a esplorare gli scaffali in solitudine (i miei tre boys mi aspettavano fuori spazientiti).

Ovviamente ho ricompensato i boys facendoli giocare a calcio (con una palla inventata lì per lì) nella piazza davanti a The Usher Hall, lo splendido teatro per concerti, in mezzo ai visi perplessi e stupiti degli scozzesi che passavano di lì ci guardavano un po’ perplessi.

 

A presto,

Francesca

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“Il problema della Scozia…è che è piena di scozzesi” (Edoardo I)

Cosa vedere a Bruges in un giorno

Come avevo fatto lo scorso febbraio volando a Barcellona per un giorno, questa volta ho scelto le Fiandre, volando a Bruges seguendo l’ennesima decisione d’impulso. Ero già stata in questa meravigliosa cittadina almeno 10 dieci anni fa, ma un volo preso a due lire mi ha fatto venire voglia di tornare qui. E ho fatto bene! Bruges è semplicemente splendida e romantica. Appena si arriva qua facciamo un tuffo nel Medioevo, avvolti da un’atmosfera antica e fiabesca.

Per raggiungere Bruges, ho preso un volo Ryanair da Pisa a Bruxelles Charleroi. Da qui sono salita su un autobus Flibco che in poco più di 2 ore mi ha portato alla stazione centrale di Bruges.

Un giorno a Bruges sembra poco, ma se riuscite a mettervi in moto la mattina presto, potete vedere una splendida cittadina ancora non invasa dai tantissimi turisti che ogni giorno vengono qua.

Ci sono bellissime chiese, palazzi e musei con rinomate opere d’arte. Io ho scelto di vagabondare all’aperto, grazie a una soleggiata domenica autunnale per perdermi in quei piccoli vicoli e per trovare angoli nascosti da fotografare.

La prima cosa da fare è lasciarsi trasportare dalla magica atmosfera di tutto il centro storico, dalla magia dei colori delle casette tipiche, dalla bellezza dei vicoli storici con i ciottoli, dalle architetture tipiche medievali e dai canali spettacolari. Essendo novembre, ho trovato tutti gli addobbi natalizi che hanno reso un’atmosfera proprio magica!

Quello che mi ha emozionato di più è stato:

CANALI. Ce ne sono tantissimi, tanto da essere chiamata “La Venezia del Nord”. Io mi sono messa in marcia la domenica mattina prestissimo costeggiando i canali in solitaria ammirandone la bellezza dei colori. Sono partita dalla porta di accesso a nord est della cittadina (Dampoort) costeggiando tutto Potterierei, un viale ciottoloso con le tipiche casine colorate. Ho incontrato tanti ponticelli ed è stato bello perdersi in quelle stradine in mezzo ai canali. Mi è piaciuto osservarli durante le varie luci del giorno per cogliere i riflessi sull’acqua delle case con i tetti orlati e con i loro giardini segreti. Ho camminato tra i vari ponticelli che attraversano i canali, perché regalano alcuni scorci davvero suggestivi.

Anche se, su alcuni ponti piccolini e stretti, si accalca parecchia gente per scattare foto (ed era metà novembre!), vale la pena soffermarsi e guardare. Consiglio la crociera sui canali che per 10 euro ci porta a fare un giro a zonzo per Bruges per scorgere edifici e palazzi segreti veramente pittoreschi.

CENTRO STORICO. Patrimonio dell’UNESCO dal 2000, il centro storico di Bruges ha un fascino tutto suo, con i suoi canali, vicoli e piazze maestose che offrono moltissimi scorci fotografici. Dalle tipiche casette alle cioccolaterie, in centro si affollano turisti, carrozze con cavalli e spettacoli d’intrattenimento. Le due piazze principali sono Burg e il Markt. Il Markt, la piazza del mercato, è molto affascinante. Le variopinte case che un tempo erano dei pescatori e in seguito ospitarono le corporazioni, sono splendide. Anche qui foto a go go! Sopra di tutto c’è Belfort, l’imponente campanile del XIII secolo simbolo della città. Il Burg è l’altra antica piazza della città molto bella e caratteristica, su cui affaccia anche la Basilica del Santo sangue.

BEGGHINAGGIO. Questo è un logo silenzioso e fuori dal tempo. Mi sorprese dieci anni fa e tutto ora mi ha fatto vivere una piacevole sensazione. A sud della città, alla fine di Wijngaardstraat, superato il ponte sulla destra, si accede a un ampio giardino circondato da case bianche numerate. In questo luogo erano ospitate le beghine, donne rimaste sole che si dedicavano alla preghiera, al lavoro e alla carità. In ogni casetta poteva vivere una donna sola e tutte insieme avevano creato questa comunità molto tipica nella cultura fiamminga.

Questo villaggio di case attorno al grande cortile con i suoi alti platani è delimitato da un grande cancello che era chiuso la sera per non lasciare entrare nessuno. Sembra una sorta di monastero. Una volta arrivati qui sembra rivivere la vita che le beghine conducevano anni fa. Pare facessero anche il tombolo. Infatti, tutte le tende delle finestre delle casette sono fatte a mano!

Passeggiando nel cortile lungo le case bianche e curate, si avverte un senso di tranquillità e di pace. Non ci sono rumori ei tanti turisti si adeguano al luogo silenzioso. E’ una sorta di angolo mistico fuori dalla calca dei turisti chiassosi. Anche i cartelli invitano al silenzio perché è considerato un posto di culto, e, infatti, l’aria che si respira è spirituale ed emozionante.

Ho voluto visitare la Maison du Beguinage (ingresso 2 euro), una delle abitazioni tipo della “beghina”, ricostruita alla perfezione per permetterci di rivivere il modo di essere di chi l’ha abitata qualche secolo fa. Ho visitato anche il giardino privato che si affaccia sul canale!

Mi è piaciuto molto uscire dal caos delle stradine affollate dai turisti e fare un tuffo nel passato silenzioso e austero.

MULINI. Lungo il canale a est di Bruges, ci sono quattro splendidi mulini a vento del 13mo e 14mo secolo, ancora visitabili e consentono, dalla cima della collinetta su cui si trovano, di vedere un bel paesaggio. Io sono arrivata qua dalla porta di Kruispoort passeggiando verso nord lungo il parco dove sulla sinistra ci sono appunto questi mulini. Per fortuna sono riuscita ad arrivare presto e non c’era in pratica nessuno in giro. Ho potuto fare un sacco di foto in libertà. Il parco, avvolto dallo splendido colore autunnale giallo e marrone, costeggia il canale fino a Dampoort.

Per chi avesse voglia di una casa galleggiante, può dormire sul Rio Claro, una lunghissima imbarcazione nera attraccata proprio qui. Si tratta di una barca storica di 77 metri con molte camere, cucina, bagni e tutto il necessario per vivere qui. Mi è sembrata la casa di Capitan Uncino!

WAFFLE AL CIOCCOLATO. Devo spendere due righe anche per loro. Chi mi conosce sa che sono una persona golosa e completamente dipendente da ogni forma di zucchero. In tutto il centro di Bruges ci sono sfarzose cioccolaterie con vetrine piene di prelibatezze per tutti i gusti. E’obbligatorio comprare i famosi cioccolatini. Io, ho voluto provare i waffle. Ci sono decine di negozi che li fanno ma mi sono fatta incuriosire da un furgoncino verde con un signore che preparava l’impasto in pochi minuti, lo poneva sulla tipica piastra  e li cospargeva con il cioccolato bollente. Impossibile resistere! E per soli 2,50 euro sono tornata per ben due volte a distanza di poche ore.

Una volta sull’aereo mi sono dimenticata di visitare Minnewaterpark. Qualcuno ci è stato? Me lo raccontate nei commenti? Grazie mille!

Quante Venezia del nord ci sono nel mondo? Chi le ha visitate?

Grazie per aver letto fin qui.

A presto,

Francesca

 

 

Cosa vedere in Alsazia con bambini: Ecomuseo di Ungersheim

Una tappa obbligata della nostra visita in Alsazia è stata l’ECOMUSEO di Ungersheim vicino a Mulhouse, non lontano da Colmar.

E’ un vero e proprio museo all’aria aperta, dove è stato ricostruito il tipico villaggio alsaziano con 75 edifici tra cui la scuola, la chiesa e tutte le botteghe degli artigiani.  Le casette sono state rifatte alla perfezione: a graticcio, ognuna con le tende, con i fiori, con la targa fuori dalla porta, con il giardino curato e con i vari personaggi in abiti d’epoca.

Il villaggio di Ungersheim

L’Ecomuseo dell’Alsazia ha aperto nel 1984 con solo 20 case. Dopo l’enorme successo di visitatori, gli organizzatori hanno costruito altri 55 edifici per completare tutto il villaggio.

Cosa abbiamo fatto?

I bambini si sono entusiasmati di vedere il falegname, il fabbro o il ceramista impegnati a replicare i loro mestieri del XX Secolo. All’interno del villaggio abbiamo passeggiato passando dal vasaio, dal carpentiere, dal panettiere, dalla distilleria con i vari liquori. Abbiamo assistito alla mungitura delle mucche, alla spiegazione di cosa mangiano i maiali neri della fattoria con la possibilità di accarezzarne uno.

Le protagoniste del villaggio sono senza dubbio le cicogne. Con i loro nidi giganti su tutte le case, passano il tempo a guardare cosa succede sotto di loro. Sono bellissime!

Cosa vedere in Alsazia: l'ecomuseo di Ungersheim

 

Insieme alle cicogne, ci sono anche molti animali da compagnia (mucche, cavalli, oche) accuditi nei loro recinti dal personale del villaggio.

Gironzolando per le splendide casette a graticcio, abbiamo visto la bottega del ceramista, del fabbro, di chi ripara le ruote dei carri, tantissimi vecchi strumenti da lavoro e perfino l’antico mulino.

E’ tutto ben organizzato. Alla biglietteria ci hanno consegnato il calendario degli eventi della giornata. Ci sono workshop e tour per visitare il museo, ci sono spiegazioni dalle vecchie signore su quali piante e fiori raccogliere e laboratori interattivi per bambini.

Noi abbiamo fatto tutto quello che ci è piaciuto fare: compreso assaggiare i biscotti preparati dalla pasticcera che ha seguito la ricetta antica. Siamo poi saliti sulla torre della roccaforte dove abbiamo potuto ammirare tutto il villaggio dall’alto. Ci siamo imbarcati a uno dei due porti per fare il tour del lago sull’imbarcazione del villaggio. Non poteva mancare anche una passeggiata sul carro trainato dal trattore da una parte all’altra del villaggio! Abbiamo trascorso molto tempo anche nelle varie aree gioco dedicate ai bambini dove ci sono giochi creativi con legnetti, lavagne o indovinelli.

Consiglio la visita a tutti quelli che viaggiano con bambini e che vogliono trascorrere una giornata nel passato.

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A presto,

Francesca

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La verità è sempre partire. Restare è una bugia, un inganno, la costruzione di un muro che ci separa dal mondo.
(Fabrizio Caramagna)

 

 

5 Cose da fare a Loch Ness con i bambini

La Scozia è un paese splendido dove vedere tante cose con i bambini. Una tappa d’obbligo è sicuramente LOCH NESS, famosa località del nord, dove è stato avvistato il mostro preistorico.

Quest’anno abbiamo portato i nostri bambini proprio qui: alla ricerca di Nessie! Provenendo da Inverness, siamo arrivati a Drumnadrochit, piccolo villaggio sulle sponde del lago e ci siamo subito accorti che Nessie è l’attrazione della zona. Il villaggio è molto piccolo, con casette colorate e punto di partenza per esplorare la regione. L’atmosfera creata per l’esistenza di Nessie è incredibile: questa piccola località è diventata un’industria di marketing che attira milioni di turisti e ogni negozio vende qualsiasi cosa a forma del famoso mostro.

A essere onesti, il lago non ha niente di particolare. Le sue acque scure e gelide trasmettono però un po’ di mistero e suggestione. Nel complesso il paesaggio è splendido: il lago è adagiato tra dolci colline in mezzo alle Highlands.

Che cosa abbiamo fatto con i bambini a Loch Ness?

crociera sul lago

I bambini erano eccitati all’idea di andare a scoprire le acque del lago alla ricerca di Nessie. Imbarcati su Nessie Hunter, ci siamo divertiti per un’ora a osservare il lago alla ricerca di qualche macchia scura o movimento sospetto che delle acque. Sull’imbarcazione ci hanno spiegato le caratteristiche del lago e c’era anche un monitor collegato a un sonar che stava scandagliando il fondo.

I bambini guardavano con curiosità il monitor. Nel caso in cui fosse stata rilevata qualche presenza, avremmo potuto vedere tutto in diretta! Armati di binocolo e macchina fotografica, hanno ispezionato il lago davanti a loro. Le acque scure e agitate non ci hanno permesso di vedere nessuno, ma i bambini si sono emozionati a provare a cercare Nessie. Il biglietto è un po’ costoso, ma per chi viaggia con i bambini è un’esperienza da fare.

dormire nella botte

Sull’A82 a metà tra Inverness e Drumnadrochit, c’è un bivio che ci ha portato, dopo una ripida salita, in località Abriachan dove si trova il Camping Pod Heaven. Si tratta di un camping immerso nel bosco con 8 botti di legno dove abbiamo dormito per 2 notti. La sistemazione è molto semplice: all’interno della botte avevamo un materassino a testa con piumone e asciugamani, una luce e una stufetta che abbiamo acceso vista la temperatura di 9 gradi. I proprietari ci hanno accolto con una tegola di ardesia con il nostro nome scritto sopra.

Sono stati carini. Per apprezzare questo luogo magico, si deve essere accomodanti e amanti della vita da campeggio. I servizi igienici (pulitissimi), l’area barbecue e i tavoli sono in comune con gli altri ospiti. Questa è stata un’idea molto divertente e originale per vivere Loch Ness con i bambini. A loro è piaciuto molto dormire in una botte immersa nel verde e nella tranquillità. 

cena al Fiddler’s

Un altro posto da visitare nella regione del Loch Ness con i bambini (quelli molto grandi però) è senza dubbio il Fiddler’s. E’ il pub ristorante tipico a Drumnadrochit, dove abbiamo gustato ottimi piatti scozzesi. Questo pub è famoso per la grande varietà di whisky. Ce ne sono più di 200 tipi in mostra sugli scaffali. Puoi anche fare la degustazione al tavolo di tre tipi diversi di whisky.

La nostra cena è stata piacevole scegliendo 1 birra media, 3 bicchieri di acqua, 2 piatti di patatine e crocchette di pollo per i bambini, 2 zuppe del giorno, 1 salmone affumicato con insalata di cavolo, 1 insalata con il cheddar, spendendo in quattro 53 GPB.

Il mio consiglio è di prenotare con anticipo e di non arrivare toppo tardi per non rischiare di trovare la cucina chiusa. Se non ci fosse disponibilità di un tavolo, fuori dal pub c’è anche il Food Truck che cucina piatti espressi molto buoni.

 

chiuse di Fort Augustus

All’estremità meridionale del lago di Loch Ness, opposto rispetto a Drumnadrochit, c’è questa piccola perla in mezzo a panorami mozzafiato. Si tratta di Fort Augustus, un piccolo villaggio che si sviluppa ai lati delle chiuse del Canale di Caledonia, unico collegamento tra la costa orientale del mare del Nord e la costa occidentale vicino a Fort William (oceano Atlantico). Queste chiuse sono un’opera idrica dell’Ottocento, ora adibita al passaggio delle piccole imbarcazioni da crociera per visitare Loch Ness.

Con i bambini ci siamo messi a osservare l’innalzamento del livello dell’acqua da una parte della chiusa, il passaggio dell’imbarcazione e il riequilibrio del livello dell’acqua. Anche questo villaggio vive essenzialmente del turismo dato dalla presenza del famoso lago. Se siete arrivati fin qui per fare la crociera sul lago di Loch Ness, vale la pena fermarsi per far vedere le chiuse ai bambini.

comprare cibo per le mucche al Red Burn Cafè

Percorrendo l’A82 in direzione dell’isola di Skye abbiamo trovato questo piacevole caffè immerso nella natura in località Dundreggan dove ci siamo fermati per bere un ottimo espresso. Qui c’è la possibilità di comprare il sacchettino di cibo al costo di una sterlina per dar da mangiare alle mucche scozzesi. Ci è piaciuto un sacco. All’inizio i bambini erano un po’ sospettosi di fronte a quelle mucche pelose e serie. Poi è arrivato anche il signore in kilt scozzese – mascotte folkloristica del cafè – che ci incitava ad avvicinarsi alle highland cows! Consiglio questa esperienza a chi viaggia con bambini.

Cosa NON ci è piaciuto vedere con i bambini a Loch Ness?

Loch Ness Centre & Exibition

E’ un centro dedicato alla leggenda del mostro del lago e si trova nel villaggio di Drumnadrochit. Sull’onda dell’entusiasmo che si respira in questa zona, abbiamo voluto fare questa esperienza ma non ci è piaciuto e non ci ha trasmesso niente. La mostra è suddivisa in 7 sezioni, dove in ogni sala è proiettato un filmato ripercorrendo la storia della Scozia, le caratteristiche del lago, gli avvistamenti di Nessie, gli studi scientifici, le testimonianze e le spiegazioni delle prove della sua esistenza. Se non si ha la padronanza della lingua, lo sconsiglio vivamente. I bambini non riuscivano a capire niente! Non è un’esperienza interattiva ma solo visiva. Ovviamente i boys si sono innamorati del negozio di shopping, dove vendono qualsiasi cosa che ricorda Nessie.

Avete fatto o visto altre cose a Loch Ness con i vostri bambini? Scrivilo nei commenti.

“Con questo articolo partecipo al concorso #unblogalmese del mese di settembre 2019 indetto dal blog Trippando

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A presto,

Francesca

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Dormire su un’isola senza auto né strade? Si può! Siamo venuti a Easdale Island, isola della Scozia occidentale del gruppo delle Isole Ebridi Interne. Nel nostro viaggio attraverso la Scozia on the road con i nostri bambini, abbiamo voluto inserire questa tappa prenotata un pò per caso ma che ci ha conquistato fin da subito. Easdale si raggiunge in barca in tre minuti dal porticciolo di Ellenabeich, piccolo villaggio con casette bianche strette una accanto all’altra.
Easdale è una minuscola splendida e idilliaca isola di soli 52 abitanti. Misura 600 X 400 metri ed è una piccola gemma con una natura incontaminata incredibile.

Isola Easdale

Fino a 100 anni l’isola fa era un importante centro di estrazione dell’ardesia che serviva per l’industria edile della Scozia e dell’Inghilterra. A oggi si possono vedere ancora le cave che si sono trasformate in grandi piscine naturali di acqua azzurra. Oltre a visitare ogni centimetro quadrato dell’isola, rigorosamente seguendo l’unico sentiero, abbiamo anche dormito nell’unico B&B dell’isola al numero 55. All’arrivo al porticciolo, il proprietario sventola la bandiera della nazionalità degli ospiti. Basta voltarsi a destra e vedere dove sventola la bandiera. Lì si trova il B&B! La cosa che ci ha colpito di più di questa sistemazione è la porta d’ingresso sempre aperta. Qui non ci sono ladri né crimini. Nessun estraneo entra in casa. Incredibile!

I boys hanno fatto fatica a entrare in modalità “isolana”. Le loro curiosità erano: ci sono i bambini? Ci sono le scuole? Ci sono i campi da calcio? Dove sono i negozi? Abbiamo spiegato a poco a poco l’originale realtà di questo piccolo paradiso, abitato da persone speciali che hanno compiuto una scelta di tranquillità e mancanza di stress.

I boys si sono pian piano abituati! Ancora di più quando hanno visto un pallone e due porte da calcio. In meno di un chilometro quadrato il campetto da calcio ci sta tutto!

Venire qua è stata una scelta azzeccata che consiglio a tutti. O meglio, a chi è amante della tranquillità totale. Qui non ci sono spiagge chiassose, bar con aperitivi o musica assordante. Qui ti metti a sedere su una roccia di ardesia e contempli il meraviglioso e silenzioso paesaggio, avvistando l’Isola di Mull o di Kerrera in lontananza. L’unico rumore che senti viene dal mare con le sue onde che s’infrangono sulla costa selvaggia ancora piena di pietre di ardesia.

Isola di Easdale

 

Sull’isola ci sono piccoli cottage bianchi, ognuno con il suo giardino di erba verde. C’è un solo pub, The Puffer (da prenotare con molto anticipo), un museo sulla storia locale (Folk Museum) e una sala d’incontro per la comunità. Gli abitanti dell’isola sono molto orgogliosi del loro gioiello che mantengono con estrema cura. L’assenza di attività ricettive (a parte il b&b) indica, infatti, quanto tengono a preservare la natura selvaggia di questa piccola isola ancora poco conosciuta dal turismo di massa chiassoso e invadente.

Easdale si trova a 200 metri dall’Isola di Seil collegata alla terraferma dal Clachan Bridge costruito nel 1792, conosciuto come “ponte sull’Atlantico”. E’ buffo come, una volta attraversato il ponte, ci sia un piccolo chiosco per le informazioni, colorato e non più utilizzato con simpatici cartelli. Durante il tragitto per arrivare al porticciolo abbiamo trovato tanti simpatici spaventapasseri: dal pescatore al giocatore di golf. Molta fantasia!

Cosa ci è piaciuto?

  • Non ci sono strade né auto
  • Seguire il sentiero per esplorare tutta l’isola
  • Abbiamo visto fiori e piante veramente unici
  • Appena arrivati al porticciolo dell’isola, ci sono tante carriole colorate adagiate su un prato verde. Servono agli abitanti per trasportare la spesa a casa. Geniale!

Come fare per arrivare a Easdale?

Easdale si trova a 15 km a sud di Oban. Superata l’Isola di Seil, appena arrivati al villaggio di Ellenanecih, parcheggiare la macchina nel parcheggio pubblico. Proseguire per il porto dove c’è una casetta che è la sala di attesa della barca. Lì dovete premere i due bottoni, un segnale sonoro è diffuso e in pochi minuti arriva il piccolo traghetto dall’isola a prendervi. La corsa dura 3 minuti e il biglietto di andata e ritorno costa 2,20 GBP. Una volta sbarcati a Easdale, sarete immersi in un piccolo paradiso incontaminato.

Benvenuti tra gli isolani!

Anche tu hai visitato qualche piccola isola abitata? Scrivimi nei commenti, sono curiosa!

Grazie per aver letto fino a qui,

Francesca

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Sapete che non scrivo mai in anticipo su un viaggio che sto per fare, un po’ per paura un po’ perché mi piace raccontarlo al ritorno, offrendo sempre informazioni pratiche per chi viaggia con i bambini. Insomma scrivo di quello che cerco io in rete ed è per questo che sto scrivendo questo post: ho bisogno del vostro aiuto!

La preparazione di un viaggio è la parte più eccitante per me. Provo a immaginare cosa vedremo, le emozioni che si accavalleranno dentro di noi, come reagiranno i boys. Tutto il periodo che precede la partenza stimola su di me una serie di endorfine che mi fanno prendere appunti, scrivere post it, scrivere all’ufficio del turismo del luogo dove andiamo (poveri! quando arriveremo, saranno tutti in ferie), scrivo sui gruppi Fb per avere informazioni da chi ci è stato recentemente, leggo la guida, la sottolineo, metto i segnalibro per segnare le pagine, preparo un itinerario di massima.

Insomma dedico molto tempo alla preparazione di quasi tutti i dettagli. Da quando ci sono i boys cerco di non programmare troppo, in modo da modulare il viaggio secondo le loro esigenze e la loro stanchezza.

Scelgo con cura la guida dopo aver letto con attenzione le recensioni. Ho bisogno di una guida cartacea che spieghi in modo dettagliato cosa andrò a vedere, cosa non devo assolutamente perdermi, gli orari e prezzi. Dedico molto tempo anche alla scelta della carta geografica.

Sono figlia di un topografo e adoro le mappe di carta. Appena scelta la mappa vado in copisteria e faccio ingrandire la cartina in formato poster (con grande stupore dell’impiegato), in modo che posso evidenziare i posti da vedere, sottolineare e scarabocchiare. In questo modo non sciupo la cartina originale che mi servirà per un altro viaggio in quel paese.

Lo so che esistono milioni di app per facilitare la vita ai viaggiatori ma a me piace fare così! In questo modo coinvolgo anche i boys a seguire l’itinerario e utilizzare i pennarelli colorati

Ma veniamo a VOI!

Ho letto che la SCOZIA è un paese meraviglioso. Ci sono milioni di cose da fare e da vedere, soprattutto con i bambini. Anche se è la prima volta in questo paese ho deciso di visitare FARI E ANTICHE LIBRERIE.

Quindi mi appello a tutti gli amici che hanno visitato la Scozia con bambini, dedicando del tempo anche ai fari e le antiche librerie che vi hanno fatto emozionare.

Ma perché voglio visitare i fari? Perché mi affascinano da sempre. Per la loro posizione solitaria e spesso inaccessibile, mi ispirano malinconia ma anche un grande fascino. Vederli così imponenti a ridosso di ripide scogliere a dominare il mare è estremamente suggestivo.

Mi incuriosisce anche il guardiano del faro. Ma esiste davvero? Come può un essere umano vivere in completa solitudine e isolamento? Non dimentichiamo che i fari hanno ispirato molti poeti e romanzieri. I boys non vedono l’ora di salire su qualcuno e osservare il mare dall’alto (alla ricerca di qualche nave pirata!).

 

Avete qualche faro da suggerire e che devo vedere assolutamente?

E perché voglio visitare le antiche librerie? Innanzi tutto adoro tutto ciò che è di carta. Un libro antico ha un profumo di storia, di vissuto a cui non si può rimanere impassibili. Chissà l’autore come l’ha scritto? A me smuove tanto dentro!  Adoro anche l’arredo delle vecchie librerie: i vecchi scaffali e le luci soffuse.

Ho sempre considerato il libraio come una figura autorevole, che ha tanto da raccontare e che ogni giorno si occupa dei suoi volumi con amorevole cura. Qui in Italia mi sembra che ci siano quasi esclusivamente librerie nei centri commerciali con esposti i libri più venduti. Io invece sono ancora amante della libreria indipendente, della libreria di libri usati o specializzata in un certo settore.

“Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire” (Italo Calvino)

 

Ho letto che in Scozia ci sono tante librerie che dovrebbero essere visitate.

Me ne consigliate qualcuna?

Scrivetemi per favore. Cosi mi attivo subito per creare l’itinerario ad hoc.

Grazie a tutti.

Buona strada

Francesca

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Non dirmi quanti anni hai, o quanto sei educato e colto, dimmi dove hai viaggiato e che cosa sai.
(Maometto)

Visita alle Saline Royale con bambini

Questa volta abbiamo scelto la Francia e più precisamente l’Alsazia. L’idea di trascorre un pò di tempo passeggiando tra le case a graticcio, sorseggiando buon vino e ammirando i paesaggi meravigliosi ci ha entusiasmato parecchio.

E come ogni volta che ci mettiamo in viaggio, durante il tragitto per l’Alsazia, abbiamo trovato delle indicazioni stradali che abbiamo voluto seguire, deviando verso Besancon in Francia per visitare le splendide Saline Royale d’Arc et Senans.  Eravamo troppo curiosi di vedere come un sito di architettura industriale, considerato uno dei più importanti d’Europa, fosse Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

Le Saline Royale di Besancon

Appena arrivati, abbiamo trovato un complesso enorme!  La salina è un perfetto arco circolare, e appena entrati in questo spazio, ci rendiamo conto delle dimensioni e della maestosità del luogo. Fu progettata da Claude-Nicolas Ledoux, su ordine del re di Francia, Luigi XV, per consentire un’organizzazione razionale e gerarchica del lavoro. La Saline Royale funzionava, infatti, come una fabbrica integrata, dove viveva quasi tutta la comunità del lavoro, costruita a forma di arco circolare, riparava luoghi di residenza e produzione, cioè 11 edifici in tutto: la casa del direttore, le stalle, Sali Oriente e Occidente, Impiegati dell’Est e dell’Ovest, Bernieri orientali e occidentali, Cooperazione, Guardie e Maniscalchi.

Di fronte alla porta c’è la casa del direttore. Imponente con le sue colonne di fronte e il suo frontone, sembra un tempio greco. Ospitava gli appartamenti e l’ufficio del direttore, ma anche la cappella e le riserve di legno e cibo. Claude Ledoux aveva disegnato la casa del direttore a forma di croce con un portico, composto di sei colonne doriche chiamate” boss ” e sormontato da un frontone triangolare traforato con un oculo simbolo di conoscenza e sorveglianza. Che edificio strano!

Al piano terra c’erano una sala riunioni e uffici per l’amministrazione, la giustizia e la banca. Ciascuna delle due ali del primo piano era riservata agli appartamenti del Direttore e del Contadino Generale quando era in viaggio e soggiornava a La Saline. Oggi, la casa del direttore ospita mostre permanenti e sale per seminari.

Abbiamo visto anche il museo di Claude Ledoux che presenta nella sua ala destra, i modelli degli edifici realizzati durante la vita dell’architetto e nell’ala sinistra, i modelli, i bozzetti e i disegni dei progetti.

C’è anche il Museo del Sale che presenta tutti gli aspetti del sale e la sua storia in tutto il mondo. Una delle stanze presenta un edificio salino ora distrutto.

La fortuna ha voluto che in quel momento nei giardini delle Saline ci fosse la mostra Panorama 2100, realizzata dall’architetto utopista Luc Schuiten che all’interno dei giardini delle saline ha immaginando il futuro del pianeta tra 100 anni creando una città vegetale di varie forme dove l’ambiente e la natura sono diventati modelli da seguire e riprodurre.

La città vegetale alla Saline Royale

 

Sembrava di essere in una fiaba! Abbiamo visto una cupola vivente di nome Kerterre, rispettando il principio di eco-costruzione, un nido di legno galleggiante o addirittura una città con la forma del fior di loto. L’intento dell’architetto belga era di trarre ispirazione dal vivere in costruzioni umane promuovendo lo sviluppo sostenibile attraverso l’uso ottimizzato delle risorse della vita.

Abbiamo corso lungo i sentieri tra una casa “strana” e l’altra nonostante la forte pioggia. I boys ci chiedevano il motivo delle forme particolari. Noi ci siamo divertiti a spiegare che questo era il progetto di una città botanica.

Per capire meglio il progetto di Luc Schuiten era stata allestita una mostra, dove erano esposti i disegni e i modelli dei suoi progetti, i giardini verticali, le macchine volanti a forma di uccelli. Bisogna vivere in costruzioni più umane, affidandosi alla natura per migliorare i nostri modi di vivere. Ci è piaciuto molto il messaggio che ha voluto trasmettere.

Appena usciti dalla salina i boys però ci hanno chiesto di utilizzare una macchina volante a forma di uccello! Al momento la vedo dura. Vediamo in futuro!

E voi avete mai visto delle mostre strane con un messaggio preciso per il visitatore?

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A presto,

Francesca

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“È ben difficile, in geografia come in morale, capire il mondo senza uscire di casa”. (Voltaire)

Visita a Chichén-Itzà: grazie Maya!

E poi arrivo davanti a lui e mi sono di nuovo emozionata. Questo è l’effetto de El Castillo di Chichén Itzà su di me. E queste sono le mie emozioni. In questo post non ci saranno informazioni pratiche su come raggiungere Chichén Itzà, il prezzo del biglietto o il pernottamento più vicino. Questo post è la fotografia del mio stato d’animo di fronte a tanta bellezza. Appena rientrata in queste rovine che mi avevano già affascinato la prima volta ho subito ripensato alla grandezza di questa civiltà! Chichén Itzà è una delle sette meraviglie del mondo ed è l’area archeologia più visitata di tutta l’America centrale.

Chichen Itza

Nonostante fosse aprile, il sito era come sempre pieno di turisti ed io mi sono allontanata da tutto e tutti e mi sono messa in contemplazione e ho ringraziato i miei amici Maya per questa splendida opera. Nel 2003 ero forse troppo spensierata perché capire la grande opera d’ingegneria costruita dai Maya. Ancora la piramide si poteva scalare e ricordo ogni fatica salendo tutti quegli scalini! Questa volta è stato diverso. Mi sono messa a osservare e riflettere.

Come hanno fatto i Maya a costruire questa meraviglia, dimostrando un’ottima conoscenza di aritmetica e astronomia? Non avevano mezzi tecnologici a disposizione ma avevano complesse nozioni di geometria! Eppure conoscevano anche la scrittura composta di glifi e geroglifici (pare più di 800!), conoscevano lo zero, rappresentato da un glifo a forma di conchiglia.

Il mio cervello si è ricordato che i Maya conoscevano anche i cicli astronomici. Allora mi sono spostata sui 4 lati della piramide per contare i 91 gradini delle 4 scalinate. In totale sono 364 scalini cui se aggiungiamo la piattaforma finale otteniamo 365 che corrisponde perfettamente al calendario gregoriano usato oggi. Gli scalini formano 18 terrazze su ogni facciata, corrispondenti ai 18 mesi del calendario maya, mentre i 52 pannelli in rilievo presenti su ogni facciata rappresentano gli anni che compongono il secolo Maya. El Castillo è un vero e proprio orologio astronomico che serviva per misurare i cicli astronomici. Che ganzi questi Maya! Studiando le fasi solari, questo incredibile popolo creò dunque un calendario. Il loro anno era formato da 365 giorni divisi in 18 mesi di 20 giorni ciascuno, più un mese che durava solo 5 giorni.

La curiosità più sorprendente è quello che avviene il 21 marzo, giorno dell’equinozio di primavera. All’ora del tramonto, sul muro che fiancheggia la scalinata nord-est della piramide, grazie al gioco di luci, prende forma un’ombra dalle sembianze di un serpente. Quest’ombra rappresenta la loro divinità principale dei Maya, il serpente piumato Kukulkàn, visto come se scendesse dal cielo. Infatti, alla base del El Castillo c’è la testa del serpente che completa il resto del corpo.

La mia attenzione si è poi soffermata sulle guide che si alternavano a battere le mani. El Castillo è famoso anche per il suo “cinguettio”. Furono le guide turistiche ad accorgersi per caso vent’anni fa circa che, se ci si trova ai piedi della piramide, infatti, battendo le mani si può sentire un suono simile al canto di un quetzal, uccello sacro ai Maya. L’applauso arriva fino in cima e ritorna già sotto forma di eco, simile proprio al canto dell’uccello. Incredibile! Possibile che nessuno se ne fosse accorto prima?

Che fine hanno fatto tutta la loro cultura e le loro conoscenze? Pare solo l’alto clero aveva queste conoscenze. Nel campo del gioco della pelota si possono ammirare dei bassorilievi, dove raffiguravano la struttura della società all’interno delle città-stato, indipendenti una dell’altra. Al vertice c’era il grande sacerdote, massima autorità civile e religiosa. Oltre a governare, il capo curava i malati, conosceva le lettere e l’astronomia, insegnava il calcolo dei mesi e degli anni. Dopo di lui c’erano le famiglie dei nobili e dei sacerdoti che vivevano in case di pietra nella zona monumentale della città. Alla base c’era il popolo: contadini e artigiani, che abitavano in case di legno e paglia.

Intorno al 700-900 d.C. la civiltà Maya iniziò a scomparire.

Com’é stato possibile un tracollo così rapido? Una catastrofe naturale? Un’epidemia? L’arrivo degli spagnoli? Il mistero rimane e continua ad affascinare gli studiosi. Dispiace che tutta loro conoscenza sia andata quasi perduta!

Dico GRAZIE AI MAYA per 3 motivi:

  • Hanno dimostrato di essere dei grandi scienziati con profonde conoscenze di aritmetica, geometria, astronomia;
  • Non avevano strumenti di misurazione né tecnologia, ma “soltanto” intelligenza, osservazione e ingegno;
  • Sono stati i primi grandi coltivatori di cacao. CHI HA SCOPERTO IL CIOCCOLATO AVRA’ SEMPRE LA MIA AMMIRAZIONE!

Nonostante le 12 ore di volo cercherò di tornare ancora un’altra volta. Questa volta però sarò lì per l’equinozio del 21 marzo. Voglio vedere la discesa del serpente piumato con i miei occhi!

E voi avete visto qualche luogo misterioso! Fatemi sapere perché sono molto curiosa!

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A presto,

Francesca

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Yucatan con bambini

 

 

Yucatan con bambini

Siamo appena rientrati da un viaggio nella Penisola dello Yucatan con i bambini e ci è piaciuto parecchio. Siamo pieni di entusiasmo e vogliamo trasmettervi le nostre emozioni e consigli. Io e il mio omone eravamo già stati qui nel 2003 con lo zaino in spalla muovendosi con i mezzi pubblici. A distanza di 16 anni e con 2 bambini siamo tornati a curiosare in questa splendida terra. Abbiamo scelto una sistemazione più comoda e protetta, cercando di vedere le più belle rovine della splendida città Maya.

Cosa ci è piaciuto molto

Passeggiare tra i vari mercatini alla ricerca di qualcosa da portare a casa. Colori, profumi, vestiti ricamati, personaggi travestiti in cerca di foto ci hanno accompagnato tutto il viaggio.

Vedere i boys giocare come Robinson Crusoe sulla spiaggia. Hanno spaccato un sacco di cocchi, costruito capanne, raccolte conchiglie e coralli di ogni tipo. Vederli sorpresi a osservare i pellicani o le fregate che sorvolavano poco sopra di noi, intenti a catturare il loro pranzo sono stati una bella emozione. Bravi boys!

Nuotare nel Cenote e fare un tuffo dove l’acqua è più blu. Questa grotta naturale ci ha accolto con piante esotiche e pesci di vario tipo. Tra una cascata e l’altra ci siamo tuffati in questa meravigliosa acqua profonda 40 metri.

Ammirare El Castillo di Chichen Itza dove è inciso il calendario maya che rappresenta una specie di orologio astronomico. I nostri amici Maya erano dei grandi scienziati e ingegneri (a breve un post solo su Chichen Itza. Se lo merita!).

Chichen Itza

Flora e Fauna. Lo Yucatan ci ha regalato meravigliosi coralli e conchiglie, cocchi, pellicani, fregate e fenicotteri che venivano ogni giorno a trovarci in spiaggia. E’ il paese ideale per fare bird watching perché ci sono più di 500 specie diverse di uccelli.

Il sito di COBA e TULUM

COBA è un grande sito archeologico immerso nella giungla messicana. Dista circa 40 km da Tulum e 90 km da Chichen-Itza. In passato la città era immensa e si estendeva fino a 80 km quadrati. A oggi è possibile visitare 3 gruppi di edifici costruiti dai Maya. Per chi vuole, può affittare una bici o farsi trasportare dai risciò trainati dai messicani. Noi abbiamo preferito camminare lungo le stradine bianche per ammirare la fitta vegetazione e sperare di vedere qualche scimmia (che non abbiamo visto!). Il percorso visitabile è un pò più di 2 km e nonostante il grande caldo l’abbiamo fatto a piedi (boys compresi).

Tra i monumenti c’è il Gruppo Cobà, di cui risalta il Templo de las Iglesias, ossia La Chiesa, una piramide alta 25 metri a nove livelli, insieme al primo campo di gioco della pelota.  La particolarità di questo gioco è il campo con mura oblique in cui i Maya giocavano al famoso gioco della Pelota: un gioco che facevano con una palla di gomma costruita da loro che dovevano colpire con il corpo, senza usare mani e piedi. Abbiamo visto anche El Grupo de las Pinturas, tempio con tracce di pitture murali sulla porta.

Ma l’attrazione più importante è Nohoch Mul (grande collina), con la sua piramide di 42 metri che domina tutta l’area sottostante. A differenza di Chichen Itza la piramide è molto più segnata dal tempo e ha più il sapore di “rovina”. Questa è l’unica piramide Maya ancora scalabile, quindi è stato meglio approfittarne! I gradini sono tanti (120) e ancora più complicati da scendere perché scivolosissimi ma ne vale davvero la pena. I boys sono rimasti giù mentre io e il mio omone siamo saliti e la vista da lassù è spettacolare. Questo immenso mare verde, in contrasto con il cielo, è davvero spettacolare.

TULUM è l’unico sito Maya che si affaccia sul mar dei Caraibi. Le rovine di Tulum sono un posto magnifico. Nella parte superiore c’è appunto il sito archeologico, molto bello e ben curato. Poi c’è una grande scala di legno che vi porta alla spiaggia che però era rovinata dalle alghe. In questo sito abbiamo visto El Castillo che è l’edificio più alto dell’intero insediamento e anche il più spettacolare perché adagiato sulla parte più esterna della scogliera che circonda il sito. Non è ben chiaro se fosse utilizzato come torre d’osservazione, tempio per le cerimonie o come faro. Ma proprio per questa sua posizione dominante forse svolgeva la funzione di faro per le navi e la spiaggia era utilizzata per gli scambi commerciali: Tulum era stato, infatti, uno dei porti più fiorenti di tutta la Penisola dello Yucatán fino alla conquista spagnola.

Abbiamo visto anche il Tempio del Dio Discendente (pare che sia scolpita la figura di un dio a testa in giù) e il Tempio del Dio del Vento dedicato al dio del vento, ossia il dio Kukulcan, la divinità più famosa della religione Maya.

Invece che guardare le rovine i boys erano occupati con i loro nuovi amici. Qui vive una grande colonia di iguane e noi ne abbiamo contato più di 50!
A Tulum è possibile dormire sulla spiaggia nelle cabanas. Se i vostri figli sono abbastanza grandi perché non provare una o due notti? Nel 2003 io e il mio omone abbiamo dormito ed è stata un’esperienza super. Assolutamente da fare!

Cosa non ci è piaciuto

Prezzo dei taxi locali. Se alloggiate sulla Riviera Maya (Cancun, Playa del Carmen, Tulum) usate il servizio di trasporto “collectivo” e non usate i taxi parcheggiati fuori dall’hotel. La differenza di prezzo è esorbitante! I collectivos sono dei furgoncini gestiti e pilotati da messicani i quali, con pochissimi pesos, ti possono portare dappertutto. E passano ogni cinque minuti sulla Carrettera. Più frequentemente che in Italia!

Alghe sulla Riviera Maya. La forte presenza di alghe ormai dura da parecchi anni ed è dovuta all’aumento della temperatura del mare e al suo inquinamento. Nonostante la presenza degli operai messicani che fin dalle prime ore dell’alba cercano di rimuovere le alghe, la loro quantità è incontrollabile e l’odore della loro putrefazione è intenso. Nei rari momenti in cui le alghe non ci sono, il mare è splendido.

Yucatan con bambini

Noi comunque ci siamo divertiti parecchio e la vacanza è stata splendida. Lo Yucatan è un paese bellissimo con un’infinità di cose da fare e posti da vedere. I boys sono stati curiosi dall’inizio alla fine sgranando i loro grandi occhi di fronte a tanta bellezza.

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A presto,

Francesca

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Visita a Chichén Itza: grazie Maya

Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo.
(Robert Louis Stevenson)

Cosa vedere a Barcellona in un giorno

Questa volta ho preso una decisione d’impulso incredibile. Con la complicità di un’amica, ho prenotato un volo su due piedi e sono partita con destinazione Barcellona. Una piccola follia giusto per mangiare delle tapas e bere un pò di sangria. E senza boys! Mi sono concessa questo piccolo lusso senza di loro che però mi sono mancati tantissimo (lo so che non ci crede nessuno!).

Arrivate sabato tardo pomeriggio e ripartite la domenica dopo pranzo: abbiamo trascorso a Barcellona 22 ore. Roba da adolescenti.

Che cosa abbiamo visto in così poco tempo? Avendo già visto Barcellona diverse volte, abbiamo vagato senza meta fermandoci a vedere solo quello che ci piaceva. Non abbiamo mai utilizzato la metro e abbiamo preferito camminare. Con calma e senza fretta. Per godersi la città con uno splendido sole primaverile.

I miei luoghi preferiti sono:

Casa Pedrera, Passeig de Gràcia, 92

Questa è una tappa obbligata per la visita a Barcellona. Situata nel quartiere Eixample, la sua facciata stravagante rappresenta la genialità di Gaudì che ruppe gli schemi dell’epoca per creare un palazzo eccentrico e futurista. La totale assenza di linee rette, la facciata asimmetrica di pietra calcarea e le linee ondulate ricordano un castello di sabbia.

Questo edificio è considerato una rara apertura al modernismo e un lavoro che anticipò l’architettura del ventesimo secolo. Una delle particolarità di questo palazzo è che Gaudí ha avuto l’idea ingegnosa di concentrare il peso dell’edificio per una serie di colonne e travi e non sulla facciata. Grazie a questo procedimento, i muri esterni sono liberi di avere la forma ondulata voluta dall’architetto. Dai cortili interni si salgono sette piani (fiatone!) per arrivare in cima al tetto pieno di comignoli con forme sinuose e strane, guerrieri sulle scale e torri di ventilazione. Da qui si ha un panorama mozzafiato e ci possiamo godere lo spettacolo di Barcellona dall’alto con tutti i tetti e monumenti.

Curiosità: il nome originale della casa è Milà. Il nome Pedrera significa cava di pietra per l’utilizzo di pietre grezze sulla facciata.

Un’opera d’arte unica nel suo genere. Davvero molto originale. Da vedere. Raccomando di fare i biglietti on line, per evitare la fila.

Barcellona: Casa Pedrera

Sagrada Familla, Carrer de Mallorca 401

Arrivata qua, rimango sempre a bocca aperta. Asimmetrica, piena di luci e maestosa la Sagrada è uno dei monumenti più emozionanti che abbia visto. Ci si sente travolti nel guardarla, perché le tre facciate esistenti sono ricchissime d’innumerevoli dettagli. Seppur incompiuta rappresenta il genio di Gaudi. Una scultura a cielo aperto! Vista da vicino fa un effetto completamente diverso che vederla in foto. Si percepisce veramente il senso dell’infinito dalle punte che si ergono verso l’alto. Questo progetto di Gaudì è veramente singolare e geniale. Il termine dei lavori è previsto per il 2026. Mi sono già segnata di venire nel 2027 a curiosare per vederla terminata.

Consiglio: se possibile, prenotate la visita alle 17 in modo che una volta terminata, potete godervi le luci del tramonto che rendono ancora più bella la Sagrada.

Segnalo un localino molto carino, dove mangiare:  Celler de Tapes Edar, Carrer Cerdenya 211. Si mangiano ottime tapas e tortillas. Il proprietario, Josè, è molto gentile e appassionato. Ci portava continuamente assaggi (tra cui anche ottime polpette) per terminare con un fantastico vermut (prima volta per me). Posto tranquillo, non turistico e frequentato da persone del quartiere.

E voi avete mai fatto delle fughe di poche ore? 

Fatemi sapere! Sono curiosa.

A presto,

Francesca

Ogni cento metri il mondo cambia.
(Roberto Bolaño – poeta cileno e un po’ catalano)